Pagine Zen 135

gennaio / aprile 2025
Tokugawa Yoshinobu in abito da cerimonia
Sommario
  • L’ultimo shōgun Tokugawa Yoshinobu
  • Shimenawa Sacri intrecci tra noi e le Divinità
  • 裂古破今 Strappare il passato Giapponese: Rekko hakon - Cinese: Liè gǔ pò jīn
  • I fondamenti del Buddhismo o del tentativo di chiarirne i punti nevralgici
  • I surimono di Hokusai Alcuni esempi dalla mostra a Palazzo Blu di Pisa
  • Il culto dei sacri monti in Cina
  • Il Drago Cinese al Museo d’Arte Orientale di Venezia
  • La trasmissione del sapere nelle Arti Marziali del Giappone
  • Corea Folklore, miti e leggende
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L’ultimo shōgun Tokugawa Yoshinobu

Scritto da Maria Teresa Orsi -
L’ultimo shōgun Tokugawa Yoshinobu

Lo diceva già Genji lo splendente mille e più anni fa: la storia ci racconta gli avvenimenti, ma solo il romanzo fornisce i dettagli. Magari non sono esatti – aggiungeva – “ma nascono quando non è possibile tenere chiusi nel proprio cuore fatti che si desidera trasmettere alle generazioni future, avvenimenti di esseri che vivono in questo mondo, buoni o cattivi che siano, che non ci si stanca mai di osservare o di ascoltare.” Sono “mezzi di salvezza”, contraddittori ma vivificanti proprio per i dubbi che seminano...

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I fondamenti del Buddhismo

Scritto da Lorenzo Lombardo -
I fondamenti del Buddhismo
Allora, Brahmā Sahampati, signore del mondo, sollevò le mani giunte in segno di rispettoso saluto e disse: “Ci sono esseri con poca polvere sugli occhi; che in virtù della compassione possa il Beato insegnare loro il Dharma”.
Pāli Chanting with Translations, Mahāmakut Rājavidyālaya Press, Bangkok, 1974.

Sono nato in un piccolo villaggio chiamato Catania, e per molti anni il buddhismo nella mia vita esisteva unicamente nella statuetta di un comunissimo Buddha Felice, o Buddha Grasso, che a dire il vero, nonostante mi fosse stato presentato come il Buddha, è in termini tecnici un Budài, simile a un arhat, nella cultura cinese. La statuetta l’aveva presa mio padre chissà dove, forse con l’obiettivo di addobbare la casa come chi aveva girato il mondo, e mia nonna soleva chiamarlo Pud. Forte dei suoi natali popolari credeva che Pud agisse un po' come una divinità minore, concessa, senza troppe domande al riguardo, nel suo personale pantheon mariano dove al vertice non vi era l’onnipotente, bensì la vergine Maria...

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La trasmissione del sapere nelle Arti Marziali del Giappone

Scritto da Christian Russo -
La trasmissione del sapere nelle Arti Marziali del Giappone

Nel vasto e articolato universo delle arti marziali giapponesi come in tutte le arti tradizionali, la trasmissione delle conoscenze rappresenta un aspetto cruciale, intriso di tradizione e rispetto per i maestri del passato. Uno dei metodi più significativi e diretti di trasferimento del sapere marziale è conosciuto come kuden (口伝), o trasmissione “a voce”. Questa pratica implica un insegnamento faccia a faccia, dove le tecniche e i principi vengono passati verbalmente dal maestro all’allievo, spesso accompagnati da dimostrazioni pratiche e correzioni personalizzate.

Il kuden è più di un semplice scambio di informazioni tecniche; è un processo immersivo che incorpora filosofie, tattiche sottili e segreti non facilmente codificabili in testi scritti. Attraverso il kuden, l’allievo apprende...

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Corea

Scritto da Jinelle Vitaliano -
Corea

I racconti popolari coreani, fanno parte di un vasto genere letterario che comprende miti, leggende, proverbi e narrazioni orali.

Con il termine sinhwa (신화) si indicano i miti che risalgono all’antichità e trattano di storie di esseri soprannaturali che generano la Terra. È considerata la prima forma di narrazione orale. Con il termine chŏnsŏl (전설) si indicano invece le leggende popolari.

Tra il 1890 e il 1910, il folklore coreano non era considerato un genere distinto. Piuttosto, il racconto veniva utilizzato come artefatto storico per comprendere la cultura circostante. Diverse prospettive del folklore si sono basate su un quadro teorico, soprattutto a partire dal 1960, ma il folklore coreano come genere non è stato quasi mai discusso...

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Pagine Zen 134

settembre / dicembre 2024
Falco e fiori di ciliegio – 1834 Katsushita Hokusai (1760–1849)
Sommario
  • Animali e buddhismo in Giappone
  • 無明 Ignoranza Inconsapevolezza Giapponese: mumyō / Cinese: wúmíng / Sanscrito: avidyā
  • Sulle shin hanga
  • Le rocce da letterati Porte che aprono a una diversa visione
  • Il Siddhaṃ Una meravigliosa forma di scrittura - La storia
  • Hanbok La colorata leggiadria degli abiti tradizionali della Corea del Sud
  • Il viaggio in Manciuria di Natsume Sōseki
  • Fuori dal cono d’ombra
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Animali e buddhismo in Giappone

Scritto da Rossella Marangoni -
Animali e buddhismo in Giappone

Nella cosmogonia giapponese le divinità (kami), e gli uomini non sono entità separate, ma condividono una comune origine che le cronache più antiche, il Kojiki (Un racconto di antichi eventi, 712 d.C.) e il Nihongi (Cronaca del Giappone, 720 d.C.) attribuiscono alla Dea del Sole Amaterasu Ōmikami e, risalendo ancora più addietro, ai progenitori divini della Dea del Sole. Uomo e kami possono interagire, perché la biforcazione fra il divino e l’umano non è mai avvenuta.

Allo stesso modo, l’uomo e la natura si trovano in una situazione di comunione inseparabile. Questa relazione con il mondo naturale nasce dalla convinzione che non esiste contrapposizione fra uomo e natura, così come non esiste una distinzione marcata fra la natura e il divino. Questa sostanziale unità non preclude però l’idea di una...

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Sulle shin hanga

Scritto da Marco Milone -
Sulle shin hanga
L'arte dell'ukiyo-e, fiorita durante il periodo Edo, subì una trasformazione radicale con l'apertura del Giappone all'Occidente durante l'era Meiji. Questo periodo di significativi cambiamenti culturali e tecnologici segnò l'inizio del movimento shin hanga, un tentativo consapevole di rivitalizzare la tradizionale stampa xilografica incorporando influenze occidentali. A differenza della precedente ukiyo-e, che aveva raggiunto il culmine come arte commerciale, lo shin hanga enfatizzava una fusione di tecniche orientali e occidentali, portando a una rinascita dell'arte della stampa che vedeva l'artista, l'incisore e lo stampatore collaborare come eguali. In questo contesto, artisti come Watanabe Shozaburo non solo promossero lo shin hanga come forma d'arte autonoma, ma rinnovarono profondamente il genere con effetti di luce innovativi e una palette di colori arricchita...
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Il Siddhaṃ (prima parte)

Scritto da Costanza Brogi -
Il Siddhaṃ (prima parte)

I caratteri Siddhaṃ, chiamati Bonji in Giappone, rappresentano il divino, nascono in India e sono stati diffusi in Giappone grazie a Kūkai, il fondatore della scuola Shingon, che li ha approfonditi in Cina, anche se erano già arrivati nel paese del sol levante prima del suo viaggio. È stato grazie a Kūkai se questi caratteri non si sono perduti e se sono arrivati fino a noi così, in tutta la loro bellezza.

Il Siddhaṃ è una forma di scrittura del Sanscrito, nata nel nord dell’India. Il Sanscrito è arrivato in India grazie agli Arii, il popolo che dal Turkestan, regione dell’Asia centrale, ha colonizzato l’India intorno al 1500 a.C., stabilizzandosi e creandovi una civiltà. Il Sanscrito si è sviluppato dal loro linguaggio, anche se la maggior parte delle lingue parlate in Europa, India e Persia hanno tutte questa origine. La forma più antica di Sanscrito deriva dai Veda, poi si è evoluta nel Sanscrito classico, ma era una lingua usata non tanto dal popolo, quanto da...

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Il viaggio in Manciuria di Natsume Sōseki

Scritto da Marco Taddei -
Il viaggio in Manciuria di Natsume Sōseki

Nel 1909 Natsume Sōseki (1867-1916) ha quarantadue anni ed è ormai uno scrittore di successo noto al grande pubblico soprattutto per romanzi quali Wagahai wa neko dearu (Io sono un gatto, 1905), Bocchan (Il signorino, 1906) e Sanshirō (Sanshirō, 1908). Il 3 settembre dello stesso anno si imbarca sul piroscafo Tetsureimaru diretto in Cina e questo viaggio, insieme a quello di studio in Inghilterra tra l’ottobre del 1900 e il gennaio del 1903, sarà l’unico altro che egli farà al di fuori del Giappone nel corso della sua vita...

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Fuori dal cono d’ombra

Scritto da Teresa Ciapparoni La Rocca -
Fuori dal cono d’ombra

Nel 1866 a Yokohama il capitano di fregata Vittorio Arminjon (1830-1897), inviato dal governo del Regno d’Italia, firma il Trattato di Amicizia e Commercio fra Italia e Giappone il cui movente era fondamentalmente il commercio nell’ambito della seta; nel 1869 il primo rappresentante diplomatico italiano residente, Vittorio Sallier de La Tour (1827-1894), realizza una difficile missione all’interno del paese per visitare le zone sericole e migliorare lo scambio commerciale. Nel 1873 il secondo rappresentante diplomatico italiano Alessandro Fé d’Ostiani (1825-1905) torna in missione in Italia per accogliere la missione giapponese Iwakura, in visita nel paese per conoscerlo e scegliere in che campo farsi aiutare per il suo slancio verso il rinnovamento. Di conseguenza nel 1876 partono per il Giappone, come docenti della neo fondata Kōbu Bijutsu Gakkō (Scuola Tecnica di Belle Arti) il pittore Antonio Fontanesi (1818-1882), lo scultore Vincenzo Ragusa (1841-1927), l’architetto Giovanni Vincenzo Cappelletti (1843-1877 circa)...

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Pagine Zen 133

maggio / agosto 2024
“Dipinto di attività femminili - bonsai”, 1905, collezione privata. Chikanobu “Bonsai” da Fujin Shoreishiki no zu (Etichetta femminile), trittico – 1905
Sommario
  • Il bonsai nel Giappone di periodo Meiji
  • 如幻 Nyogen Come un sogno
  • Sulla via dello Zen e dell'arte marziale La mia esperienza
  • Sulle tracce della divinità cinese
  • Neko mon amour Il gatto e il Giappone
  • Emaki Un breve profilo storico
  • Quando gli animali parlano Antropomorfismo e censura nel periodo Edo
  • Il complesso tombale coreano di Koguryŏ
  • Ikebana svelato
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