Sulle shin hanga

Scritto da Marco Milone -

L'arte dell'ukiyo-e, fiorita durante il periodo Edo, subì una trasformazione radicale con l'apertura del Giappone all'Occidente durante l'era Meiji. Questo periodo di significativi cambiamenti culturali e tecnologici segnò l'inizio del movimento shin hanga, un tentativo consapevole di rivitalizzare la tradizionale stampa xilografica incorporando influenze occidentali. A differenza della precedente ukiyo-e, che aveva raggiunto il culmine come arte commerciale, lo shin hanga enfatizzava una fusione di tecniche orientali e occidentali, portando a una rinascita dell'arte della stampa che vedeva l'artista, l'incisore e lo stampatore collaborare come eguali. In questo contesto, artisti come Watanabe Shozaburo non solo promossero lo shin hanga come forma d'arte autonoma, ma rinnovarono profondamente il genere con effetti di luce innovativi e una palette di colori arricchita.

Lo shin hanga non solo rivitalizzò l'arte della stampa tradizionale giapponese, ma giocò anche un ruolo cruciale nel modellare l'immagine internazionale del Giappone come una nazione che rispettava profondamente le proprie radici culturali, pur essendo aperta all'innovazione e al dialogo esterno. L'accoglienza entusiasta di queste opere in Occidente, dove furono esposte in numerose gallerie e collezioni private, dimostra come lo shin hanga abbia trascinato l'arte giapponese fuori dai confini nazionali, influenzando la percezione dell'arte asiatica in generale.

Le mostre internazionali e le vendite ai collezionisti occidentali non solo incrementarono la visibilità del movimento, ma aiutarono anche a stabilire una narrativa di sofisticata bellezza e tecnica che divenne sinonimo del Giappone nel mondo dell'arte. Questo interesse esterno, spesso alimentato dall'esotismo e da un fascino per il 'diverso', giocò un ruolo nel definire il valore artistico dello shin hanga in un contesto globale, spesso mettendo in luce il conflitto e il dialogo tra la modernità e la tradizione.

In patria, mentre alcuni vedevano lo shin hanga come un ritorno alle radici artistiche giapponesi, altri lo interpretavano come una concessione troppo grande verso le influenze occidentali. Questo dibattito interno rifletteva le tensioni più ampie nella società giapponese di quel periodo, tra modernizzazione e conservazione della tradizione. Tuttavia, nonostante le critiche, lo shin hanga contribuì significativamente a rinnovare e preservare tecniche di stampa che altrimenti avrebbero potuto essere perdute nell'industrializzazione crescente.

Hashiguchi Goyō - Ha rinnovato il genere delle bijinga, offrendo una modernità che ha trasformato profondamente il genere con la sua visione unica e artistica. Un esempio chiave di questa trasformazione è l'opera "Kesho no onna" (1918), che non solo riflette l'influenza del maestro Utamaro dell'era Kansei, ma si distacca con audacia per il suo stile e contenuto. Quest'opera è caratterizzata da una ricchezza di dettagli – colori selezionati con cura, sovrastampe metalliche, mica sullo sfondo e goffratura dei fiori, riflessi dorati che arricchiscono visivamente il pezzo, creando un'immagine di raffinata bellezza. Goyō ha introdotto una visione più moderna e diretta della sensualità femminile, sfidando le convenzioni del tempo con pose e attributi che trasmettono una sensualità più esplicita e diretta, differenziandosi dall'erotismo più sottile e velato tipico di Utamaro.

La maestria di Goyō nel rappresentare dettagli realistici è evidente anche in "Kami sukeru onna" (1920). In questa opera, l'attenzione si concentra particolarmente sulla capigliatura libera della donna, un elemento che esalta il realismo e la maestria tecnica di Goyō. Questo dettaglio, combinato con una gestione superba della luce e delle texture, conferisce alla figura una presenza tridimensionale notevole. La sua capacità di superare gli stili più eterei e stilizzati del passato introduce una modernità che riflette un cambio significativo nell'interpretazione della femminilità.

Le composizioni di Goyō, ricche di complessità visiva, hanno elevato lo standard delle stampe shin hanga, offrendo una nuova interpretazione della femminilità nell'arte giapponese. Le sue opere presentano spesso donne in momenti di intimità e riflessione, esplorando il loro mondo interiore in modo più personale e profondo. Nonostante la sua carriera fosse stata tragicamente accorciata dalla malattia, l'eredità di Goyō persiste attraverso le stampe che ha lasciato, influenzando ancora oggi artisti e collezionisti e rimanendo un simbolo dell'arte giapponese durante un periodo di significativa trasformazione culturale.

Shinsui Itō - Pilastro del movimento shin hanga, è celebre per le sue raffinate raffigurazioni di donne e paesaggi, che reinventano con modernità e sensibilità contemporanea la bellezza tradizionale giapponese. Collaborando strettamente con l'editore Watanabe Shozaburo, Shinsui ha introdotto innovative tecniche di stampa che hanno rivitalizzato la nihonga, conferendole una nuova vitalità e appello contemporaneo. Le sue opere "Taikyo" (1916) e "Yujo" (1916) esemplificano la sua maestria tecnica nell'uso dei colori e delle texture, nonché la sua abilità unica nel trasmettere profonde emozioni tramite composizioni semplici ma espressive. Queste opere non solo riflettono l'eccellenza tecnica di Shinsui, ma anche la sua capacità di esprimere la complessità emotiva delle sue figure femminili, catturando l'essenza umana in momenti di quiete riflessione o di intensa emozione.

Continuando a innovare nel corso degli anni, Shinsui ha fondato il "Shinsui gakujuku", poi divenuto "Roho Gakujuku", un incubatore per una nuova generazione di artisti specializzati in bijinga. Il suo impegno nel trasmettere le sue conoscenze ha influenzato profondamente lo sviluppo dell'arte shin hanga. La sua opera "Mayuzumi" (1928) segna una significativa evoluzione stilistica, mostrando una scena di backstage che combina sensualità e una rappresentazione quasi documentaristica, evidenziando la sua continua ricerca di nuove vie espressive. Le opere di Shinsui non solo celebrano la bellezza della natura e delle donne giapponesi, ma rinnovano anche il loro trattamento artistico, lasciando un'impronta indelebile sulla storia dell'arte giapponese.

Yamamura Koka - Noto anche come Toyonari, emerge come una figura di spicco nel movimento shin hanga per la sua intensa e vibrante rappresentazione del teatro kabuki. La sua serie "Rien no hana kagatobi" (1920-1922), una collezione di ritratti di attori kabuki, evidenzia la sua straordinaria capacità di catturare la complessità emotiva e le espressioni intense dei personaggi. Queste opere non solo mostrano una profonda comprensione del teatro kabuki, ma anche un talento eccezionale nel trasmettere stati emotivi profondi, come visto nel commovente ritratto di Kataoka Nizaemon XI, che esprime una tristezza e intensità profonde.

Dopo il devastante terremoto del Kanto del 1923, Koka ampliò il suo repertorio artistico passando alle stampe bijinga, ritratti di belle donne in contesti tradizionali, evidenziando una transizione stilistica verso un approccio più morbido e raffinato. La sua opera "Maiko" illustra questa transizione con una giovane apprendista geisha ritratta in uno stile elegante e dettagliato, differente dalle sue rappresentazioni teatrali più intense. Inoltre, con la stampa "Odori Shanghai nyu Karuton shoken", esplora temi di modernità e cambiamenti sociali, rappresentando due donne in abiti occidentali in una scena di vita notturna a Shanghai, riflettendo su temi avanzati come la libertà sessuale e i cambiamenti nei rapporti di genere. Queste opere non solo dimostrano la versatilità di Koka nel trattare diversi soggetti artistici, ma anche la sua capacità di adattarsi e interpretare le trasformazioni culturali del suo tempo.

Kawase Hasui - E' emerso come maestro nella cattura della transizione tra il pittoresco passato del Giappone e il suo dinamico presente, attraverso le sue stampe di paesaggi urbani e rurali che riflettono profonde connessioni emotive con la natura. Queste connessioni sono radicate nelle sue esperienze infantili nelle sorgenti calde di Shiobara, che hanno fortemente influenzato la sua percezione artistica e la rappresentazione della natura. Le sue opere, come "Shiba Zojoji" che ritrae il tempio Zojo durante una nevicata, esprimono una profonda tranquillità e una connessione intima con i paesaggi rappresentati, evocando la bellezza e la serenità dei siti tradizionali giapponesi.

Deciso a seguire la sua passione per la pittura, Hasui si dedicò alle stampe shin hanga dopo essere stato ispirato dalla stampa "Omi Hakkei" di Ito Shinsui. La sua collaborazione con l'editore Watanabe Shozaburo fu cruciale, trasformandolo in uno degli artisti di stampe più prolifici del XX secolo. Opere come "Tokyo Nijukei" e "Tabi Miyage Dai Isshu" offrono una visione personale e raffinata del paesaggio giapponese, esplorando la tensione tra luce e ombra, e riflettendo i cambiamenti urbani e la vita quotidiana. Le sue stampe non solo documentano la trasformazione del paesaggio giapponese, ma celebrano anche la semplicità e la dignità della vita quotidiana.

Hiroshi Yoshida - Si è affermato come uno dei massimi esponenti del movimento shin hanga, particolarmente rinomato per le sue stampe di paesaggi urbani e rurali. Le sue opere fungono da ponti visivi tra il passato pittoresco del Giappone e il suo presente dinamico, integrando tecniche pittoriche occidentali con la tradizione dell'incisione giapponese. Questo approccio ha permesso a Yoshida di creare composizioni che riflettono una profonda comprensione sia della forma artistica occidentale sia di quella orientale, rendendo le sue opere apprezzate su scala globale. Le sue esplorazioni delle condizioni di illuminazione e atmosfera, come dimostrato nelle sue rappresentazioni del Taj Mahal, evidenziano la sua maestria nell'uso della luce e dell'ombra per enfatizzare gli effetti atmosferici, aggiungendo un livello di profondità emotiva e visiva alle sue stampe.

I viaggi di Yoshida negli Stati Uniti e in Europa, a partire dal 1899, hanno avuto un'influenza decisiva sul suo stile, arricchendo i suoi lavori con prospettive e tecniche occidentali. Tornato in Giappone, ha fondato il proprio studio nel 1925, dopo la distruzione di molta della sua produzione in un incendio seguito al terremoto del Grande Kanto. Nel suo atelier Yoshida curava personalmente ogni aspetto, dalla scelta dei materiali alla supervisione delle tecniche di incisione, assicurando che ogni opera rispecchiasse la sua visione artistica. Le sue stampe, che spesso presentano scene di varie parti del mondo, riflettono il desiderio di collegare culturalmente l'Oriente con l'Occidente e di esplorare la bellezza universale dei paesaggi. Questa visione globale ha anche dimostrato il suo desiderio di fondere culturalmente diverse tecniche pittoriche, rendendo le sue opere tra le più ammirate e collezionate nel campo dell'arte giapponese.

Mentre il sipario si chiude sull'era dello shin hanga, rimane un'eredità indelebile che continua a influenzare e ispirare. Questo movimento non solo ha rivitalizzato la tradizionale arte della stampa giapponese, ma ha anche ampliato i suoi orizzonti, fondendo tecniche orientali e occidentali per creare qualcosa di unicamente evocativo. Le opere dei maestri dello shin hanga, con la loro ricca gamma di colori e la profonda sensibilità per il dettaglio, hanno catturato la bellezza transitoria del Giappone rurale e urbano, preservando scene quotidiane e paesaggi destinati a cambiare o scomparire nel vortice della modernizzazione.

L'influenza dello shin hanga si estende oltre le rive del Giappone, avendo guadagnato riconoscimenti internazionali e influenzato generazioni di artisti e collezionisti in tutto il mondo. La sua accoglienza in Occidente ha dimostrato come l'arte possa trascendere le barriere culturali, parlando universalmente al cuore attraverso la sua estetica. Oggi, le stampe shin hanga sono celebrate per la loro qualità artistica e per la loro capacità di connettere visivamente il passato con il presente, offrendo uno sguardo intimo e poetico su un'epoca di grande cambiamento.

In definitiva, lo shin hanga non è solamente un capitolo nella storia dell'arte giapponese; è un ponte tra culture e epoche, un testimone della ricerca di armonia e bellezza in tempi di transizione. Le sue opere continuano a essere un tesoro per gli appassionati d'arte, un richiamo alla riflessione sulla capacità dell'arte di catturare e comunicare l'essenza umana e naturale. In questo, lo shin hanga rimane una fonte di ispirazione, un ricordo della potenza dell'espressione artistica e della visione che sfida il tempo e lo spazio.

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