Giuseppe Castiglione
Artista milanese alla corte dei Qing

Isabella Doniselli Eramo www.icooitalia.it - www.lunieditrice.com -
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Così il grande e potente imperatore Qianlong scriveva nel luglio 1766 in un editto emanato in morte del suo maestro di disegno e pittore di corte, Lang Shining, al secolo Giuseppe Castiglione. Un onore inaudito nel XVIII secolo da parte di un sovrano nei confronti di un suddito straniero.

Giuseppe Castiglione (Milano, 19 luglio 1688 – Pechino 16 luglio 1766), è un artista italiano e più precisamente milanese, divenuto grande e famoso in Cina, dove ha operato più di 50 anni come pittore di corte a Pechino, al punto che ancora oggi è citato nei più importanti manuali di storia dell'arte con il suo nome cinese Lang Shining; la sua popolarità nella Grande Cina è tale che alcune opere a lui attribuite pochi anni fa sono state battute all'asta a Hong Kong con quotazioni superiori ai 20 milioni di dollari Usa. A Milano, la sua patria, invece è quasi del tutto dimenticato e solo da pochi anni l’impegno di alcuni studiosi sta iniziando a diradare la nebbia del tempo e dell’oblio che avvolge la figura di questo grande artista. L’opera di riscoperta e rivalutazione di Castiglione è iniziata nel 2016, duecentocinquantesimo anniversario della sua morte, con una serie di iniziative della Biblioteca del Pime di Milano, che ha avuto la direzione scientifica di Gianni Criveller e che ha portato alla pubblicazione di un volume di saggi curato da Isabella Doniselli Eramo ed edito da Luni Editrice.

Castiglione cresce e si forma anche artisticamente nella Milano di fine Seicento, dove si respira ancora l'onda lunga del clima culturale di cosmopolitismo e di desiderio di conoscere indotti dalla politica culturale del Cardinale Federico Borromeo (1564-1631), artefice, tra l'altro, dell'apertura al pubblico della Biblioteca Ambrosiana, ricca anche di libri, documenti, mappe e manoscritti relativi ai Nuovi Mondi, ai Paesi dell'Oriente, ai popoli e alle civiltà di tutto il mondo. Ma il Borromeo aveva anche sostenuto il diffondersi di scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado contribuendo a elevare il livello medio d’istruzione in tutta la città. Aveva inoltre incoraggiato il collezionismo d’arte ed etnografico, spingendo i collezionisti ad aprire al pubblico le loro raccolte e le loro wunderkammer, contribuendo così a incrementare presso ampi strati sociali la curiosità e il desiderio e di approfondire la conoscenza di luoghi e popoli lontani. Forse anche questo ha favorito la predisposizione di Castiglione ad approcciare in modo aperto e costruttivo le culture “altre”.

In ambito artistico i modelli che hanno guidato la formazione di Castiglione sono stati i più importanti artisti del Seicento Lombardo: Camillo e Giulio Cesare Procaccini, il Duchino, il Cerano, il Morazzone, Carlo Cornara, Filippo Abbiati, solo per citare alcuni nomi tra i più noti. È stato osservato che sul Castiglione è particolarmente significativa l'influenza dei “Quadroni di San Carlo”, opera di alcuni di quegli stessi artisti; sono dipinti di grandi dimensioni e di straordinario impatto visivo, che narrano la vita e i miracoli di San Carlo Borromeo, tradizionalmente esposti ogni anno durante il mese di novembre nel Duomo di Milano in occasione della festa di San Carlo.

Nel 1707 Castiglione entra nel noviziato della Compagnia di Gesù a Genova: è già un artista compiutamente formato, molto dotato e di solida e riconosciuta professionalità. Lo dimostrano le tele dipinte per il collegio genovese dei gesuiti, nelle quali il riferimento ai modelli milanesi è evidente nella composizione, nell'uso sapiente di raggi di luce per evidenziare i minimi dettagli e soprattutto nella resa visiva delle peculiarità dei materiali, quali la lucentezza dei metalli o la morbidezza dei tessuti.

Nell'aprile 1714 – dopo un lungo soggiorno in Portogallo dovuto alle molte commissioni di opere d’arte ricevute sia dai gesuiti di Coimbra sia dalla stessa casa reale portoghese - Castiglione si imbarca finalmente per la sua missione in Cina e arriva a Macao nell'estate del 1715. In dicembre è a Pechino e viene presentato all'imperatore Kangxi (regno 1662-1722), sovrano straordinariamente aperto e curioso nei confronti della cultura e delle arti occidentali. Tuttavia non è un momento facile alla corte di Pechino: la Controversia dei Riti cinesi ha raggiunto una tensione elevatissima e i missionari sono stati espulsi dall'impero, a eccezione di coloro che servono all'interno degli uffici della corte di Pechino (artisti, matematici, astronomi, medici, ecc...).Castiglione, di carattere mite e molto prudente, si dedica intensamente al suo lavoro, apparentemente isolandosi dal difficile contesto, riuscendo così ad assicurare la permanenza di una presenza cristiana all'interno della Città Proibita.

Nel frattempo, mentre per incarico imperiale introduce allievi cinesi alle tecniche di pittura europee, all'uso degli smalti, all'incisione su rame, ai principi della prospettiva (per questo traduce in cinese il celebre trattato “Perspectiva pictorum et architectorum” di Andrea Pozzo S.J.), Castiglione si applica a imparare i linguaggi pittorici cinesi, così lontani e così diversi da tutto ciò che aveva appreso in gioventù a Milano. In particolare studia e fa proprio il sottile linguaggio dei simboli, tanto importante nella comunicazione cinese. Impara l'uso metaforico dei riferimenti ad antiche leggende e tradizioni e i complessi giochi delle omofonie di cui è ricca la lingua cinese. E comincia gradualmente a dipingere “alla cinese”: fiori e uccelli, ritratti imperiali, scene di vita di corte, cerimonie e caccie imperiali, battaglie, cani, cavalli..., ma senza mai perdere del tutto il contatto con le sue radici italiane.

Il risultato è una pittura originale e di eccellente fattura, che “parla” in cinese, ma è compresa magnificamente anche in qualunque lingua occidentale. Una pittura che ha tale successo a corte, che l'imperatore gli conferisce il prestigioso titolo onorifico di “mandarino di terzo grado”.

Le prime opere attribuite con certezza a Castiglione pervenute fino a noi, risalgono ai primi anni del regno dell'imperatore Yongzheng (regno 1722-1735) e rappresentano temi benauguranti per l'inizio del regno e celebrativi del buon governo improntato alle virtù confuciane. Ne sono esempi Numerosi segni di buon auspicio (Museo Nazionale, Taipei) oppure Pino, falco e funghi della longevità (Museo del Palazzo, Pechino).

Allo stesso periodo appartengono i lavori forse più celebri di Castiglione, come il Rotolo dei Cento Cavalli (Museo Nazionale, Taipei) e le diverse versioni di Otto destrieri, che si rifanno a temi tradizionali della pittura cinese antica e ben esemplificano il felice connubio tra temi e stilemi propriamente cinesi e maestria tipica della pittura barocca italiana nell'uso della luce per esaltare i dettagli e per rendere quasi tangibile la qualità tattile dei materiali degli oggetti ritratti.

Con l'ascesa al trono dell'imperatore Qianlong nel 1736, la situazione di Castiglione a corte subisce un cambiamento. Da un lato il giovane imperatore si sente particolarmente legato all'artista che era stato suo maestro di disegno e mantiene la sua abitudine di recarsi nell'atelier di Castiglione per osservarlo all'opera. A fronte di questa speciale predilezione del sovrano, Castiglione deve confrontarsi con l'aumento esponenziale delle commissioni da parte di Qianlong, insaziabile nel chiedere opere d'arte e interventi decorativi all'interno delle residenze imperiali. Inoltre l'imperatore è estremamente esigente e non esita a pretendere correzioni, modifiche e rifacimenti delle opere che gli vengono presentate, sottoponendo i suoi artisti a un duro regime di incalzante lavoro.

Nel 1736 Castiglione esegue i ritratti dell'imperatore, dell'imperatrice e delle undici consorti, nel lungo rotolo oggi al museo di Cleveland; inoltre realizza il Ritratto dell'imperatore Qianlong in abiti di corte che risponde nei minimi dettagli ai precisi e immodificabili canoni iconografici rigidamente codificati, previsti per i ritratti imperiali ufficiali; ma pochi finissimi tocchi di pennello di colore chiaro gli sono sufficienti a rendere la qualità tattile della seta lucente e morbida e dei bordi di pelliccia e a conferire vita e “umanità” ai lineamenti del volto del sovrano.

Con quest'opera Castiglione si consacra ritrattista ufficiale di Qianlong, che vorrà essere sempre ritratto da lui, sia nei ritratti ufficiali, sia in quelli informali che lo colgono in momenti di intimità familiare. È quasi certo che risalga a questi stessi anni e in particolare al 1739, il notissimo ritratto equestre dell'imperatore Qianlong mentre passa in rassegna le truppe, in cui cavallo e cavaliere sono ritratti quasi a grandezza naturale.

L'imperatore chiede che siano ritratti gli animali di cui ama circondarsi o che ha avuto in dono, quasi a costituire una sorta di “catalogo” degli omaggi ricevuti. Così Castiglione esegue un gran numero di dipinti di cani come, per esempio, la serie dei Dieci pregiati segugi; ritrae falchi, caprioli, scimmie, pavoni, fagiani, uccelli rari e, soprattutto, cavalli: l'animale preferito di Qianlong. E poi ancora fiori e ancora uccelli, in composizioni decorative nel linguaggio cinese dei simboli di buon auspicio. L'attività di Castiglione come pittore di fiori è sovente sottovalutata, a favore della sua produzione come pittore di cavalli e ritrattista, ma meriterebbe una ben maggiore considerazione e attenzione da parte della critica.

Quando Castiglione muore, il 16 luglio 1766, l'imperatore Qianlong ne onora la memoria – gesto inaudito nella Cina di quel tempo da parte di un sovrano nei confronti di uno straniero al suo servizio – con un editto che loda le sue doti e la sua fedeltà alla casa imperiale, riportato sulla lapide tombale ancora oggi custodita nel cimitero di Zhalan a Pechino, il cimitero dei gesuiti.

Castiglione, con grande dedizione,ha speso la vita nell'immane sforzo di mettere in comunicazione tra loro due universi artistico-culturali apparentemente lontani e inconciliabili e ha messo il proprio pennello e la propria abilità al servizio del dialogo tra culture, realizzando per primo in se stesso, poi nella sua arte, una felice sintesi fra diverse tradizioni pittoriche, facendosi ponte tra mondi artistici lontani. In questo sta la sua grandezza di artista, di uomo di cultura, di missionario.

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