Samguk sagi e Samguk yusa
Le fondamenta storiche della Corea
Scritto da - Non si può parlare di letteratura coreana, senza far riferimento e annoverare due dei pilastri fondamentali, ovvero il Samguk sagi e il Samguk yusa.
Il Samguk sagi (“Storia dei Tre Regni”) è un testo del XII secolo scritto da Kim Pusik (1075-1151 d.C.), studioso confuciano e funzionario di corte, che trae la propria discendenza nel regno di Silla. Costui aveva già guadagnato una certa fama quando guidò con successo l’esercito di Koryŏ per sedare la ribellione di Myochŏng del 1135-36 d.C.
Considerato come il primo registro storico della Corea, il testo copre la storia di Silla, Paekche e Koguryŏ, i Tre Regni che dominarono la penisola coreana tra il I secolo a.C. e il VII secolo d.C.
Si ritiene che quest’opera fu commissionata dal sovrano Injong di Koryŏ (1122-1146 d.C.).
Kim e i suoi allievi cercarono di raccogliere quante più fonti antiche avessero a disposizione e, sebbene le citazioni specifiche fossero rare, la bibliografia del Samguk sagi annovera 69 opere coreane e 123 opere cinesi consultate. La più importante di queste fu l'opera perduta “Ku samguk sa” (“Storia degli antichi tre regni”). Egli modellò la sua presentazione traendo ispirazione da una delle fonti più utilizzate dell’epoca, lo Shiji di Sima Qian (circa 145-86 a.C.), il primo storico cinese. La versione finale fu completata e presentata alla corte di Koryŏ nel 1145 d.C.
Imitando l'approccio jizhuan (in coreano kijon) di Sima Qian, il Samguk sagi inizia con una presentazione cronologica anno per anno di ciascuno dei tre regni, dalla loro fondazione al loro crollo e il successivo inizio del regno di Koryŏ.
Per quanto riguarda il regno di Silla, ha ben dodici capitoli dedicati alla sua storia, il regno di Koguryŏ dieci e Paekche sei. Queste sezioni storiche sono note come benji in cinese e pongi in coreano. Inoltre vi sono tre capitoli con tabelle di riferimento cronologico (yonpyo) e una serie di saggi (zhi in cinese, chi in coreano) distribuiti in nove capitoli, che trattano diversi aspetti della cultura coreana come cerimonie religiose, geografia locale, diritto, economia, astronomia, abiti tradizionali e musica.
L’opera si conclude con dieci capitoli contenenti 52 biografie principali e 34 secondarie di figure coreane (liezhuan in cinese e yolchon in coreano). Le figure trattate includono artisti, studiosi, ribelli politici, donne virtuose, generali e statisti.
Tra le figure prima menzionate di “donne virtuose” annoveriamo la regina Sŏndŏk (632-647) prima sovrana regnante nella storia coreana, che viene descritta nelle pagine del Samguk sagi come “generosa, benevola e intelligente”. Durante il suo regno, selezionò talenti di valore e stabilì relazioni diplomatiche con la dinastia Tang, gettando le basi per l'unificazione dei Tre Regni. È ricordata anche per la costruzione del Ch’ŏmsŏngdae, il più antico osservatorio astronomico dell'Asia Orientale.
Altra figura importante è la regina Chindŏk di Silla (647- 654), seconda e ultima sovrana del regno, durante il quale ne rafforzò le difese e migliorò le relazioni con la Cina dei Tang, contribuendo alla futura unificazione della penisola coreana. È anche nota per aver scritto una poesia all'imperatore Gaozong della dinastia Tang, dimostrando le sue capacità letterarie e diplomatiche.
Inoltre annoveriamo Aryŏng, considerata la prima regina consorte del regno di Silla, moglie del mitico fondatore del regno Pak Hyŏkkose. E' descritta nel Samguk Sagi come una donna di straordinaria virtù e bellezza. Secondo la leggenda nacque dal fianco di un drago vicino a un pozzo, simbolo della sua origine divina.
Un tipico esempio può essere rintracciato nella biografia del generale Kim Yu-sin e intreccia una narrazione storica delle sue grandi gesta con miti e dicerie sulla sua nascita, nonché le sue future imprese e gesta vittoriose sul campo di battaglia.
In un'occasione, le truppe di Kim Yu-sin si rifiutarono di combattere dopo aver visto una stella cadente, interpretata come un cattivo presagio. Per rassicurare i soldati e risollevare il morale, egli utilizzò un grande aquilone per far sembrare che la “palla di fuoco” fosse stata riportata nel cielo. Questo gesto simbolico rinvigorì le truppe, che successivamente riuscirono a sconfiggere i ribelli.
Sebbene sia stato fatto un tentativo di presentare meramente gli avvenimenti storici, il Samguk sagi riflette la visione confuciana del mondo, prevalente a quel tempo nel regno di Koryŏ, riflettendosi così nella presentazione e nella scelta dei testi e degli argomenti inclusi nell’opera. Contiene inoltre molteplici commenti personali dell’autore, come era tradizione, per evidenziare ciò che percepiva come azioni lodevoli o fallimentari.
In seguito al Samguk sagi, fu realizzato il Samguk yusa (“Memorabilia dei Tre Regni”) che fu completato nel 1285 d.C. dal monaco buddista Iryŏn. Il testo copre la storia, e con essa le annesse leggende, della fondazione della Corea fino al X secolo d.C., offrendo un di più sulla mitologia e la cultura buddista rispetto al suo predecessore.
L’autore ha attinto da diverse fonti, tra cui folklore, documenti storici, epigrafi e documenti monastici. La più antica edizione sopravvissuta del testo risale al 1512 d.C.
Vi sono tabelle dei vari sovrani per tutti e tre i regni e la confederazione contemporanea di Kaya, che potrebbero però essere un'aggiunta successiva. Il testo copre diverse aree della storia coreana, con particolare attenzione alle leggende buddiste e ai racconti popolari di Silla. Per questo motivo, anche se non possa essere considerato come fonte storiografica autentica e accreditata, può sicuramente essere considerato un contributo inestimabile alla letteratura e una preservazione delle antiche leggende coreane. È stato scritto in seguito alle invasioni mongole della Corea nella prima metà del XIII secolo d.C. ed è forse indicativo dell'aumento dell'interesse a preservare il patrimonio culturale coreano.
È inoltre fonte dei miti di fondazione che possiamo ritrovare nell'interessante articolo scritto da Dalila Bruno per il numero 125: Corea - Fondazione dalle Origini Celesti
All'interno del Samguk yusa sono presenti delle pseudo-biografie, anche se spesso dedicate a figure leggendarie, a dimostrazione della profonda influenza di opere storiche precedenti, in particolare dello Shiji. Alla fine di molte biografie, è inserito un elogio sotto forma di canzone popolare (hyangga).
La storia che segue, annoverata nel Samguk yusa, è un episodio legato al re Kyŏngmun (861-875) di Silla. Sebbene la fonte originale non sia nota, può essere considerato un racconto del periodo dei Tre Regni:
Kyŏngmun salì al trono come genero del re Hŏnan (r. 857-861). Dopo essere salito al trono, le sue orecchie cominciarono improvvisamente ad allungarsi e assomigliavano a quelle di un asino.
Poiché si vergognava delle sue grandi orecchie, indossò un cappello per nasconderle in modo che gli altri non lo sapessero. L'unico a sapere la verità sulle orecchie del re era il suo cappellaio. Rendendosi conto che non avrebbe potuto evitare la morte se avesse rivelato questo punto vulnerabile del sovrano, il cappellaio lo tenne segreto per tutta la vita.
Ma quando si avvicinò alla morte, non poté più sopportare di mantenere il segreto e gridò a gran voce: “Le orecchie del re sono orecchie d'asino”, in un boschetto di bambù vicino alla capitale. Dopo aver rivelato questo segreto si sentì molto sollevato. Ad ogni folata di vento, però, le parole del cappellaio riecheggiavano nel bosco di bambù. Il re non gradì molto sentire quel suono e ordinò che tutte le canne di bambù fossero tagliate e che al loro posto fossero piantati dei cornioli.
Da allora, ogni volta che il vento soffiava, dal bosco si udiva “le orecchie dei re sono lunghe”.
Queste due opere rappresentano due colonne portanti non solo della storiografia coreana, ma anche della sua più ampia tradizione letteraria e culturale. Se il primo si distingue per il rigore storico e l’approccio confuciano volto a consolidare un’identità statale attraverso la registrazione degli eventi, il secondo offre una preziosa finestra sul mondo simbolico, mitologico e spirituale della Corea antica.
Attraverso racconti epici, biografie di eroi e figure virtuose incluse sovrane, generali, monaci e artisti, queste due opere non solo documentano, ma costruiscono e trasmettono ideali, valori e identità. Le narrazioni di regine come Sŏndŏk e Chindŏk, o quelle che intrecciano storia e leggenda, come nel caso del generale Kim Yu-sin o del re Kyŏngmun, mostrano quanto i confini tra storia, mito e letteratura fossero, nella Corea medievale, profondamente interconnessi.
In un’epoca in cui la memoria culturale rischia di essere dispersa, opere come il Samguk sagi e il Samguk yusa continuano a svolgere un ruolo fondamentale: oltre alla vivida testimonianza, ci restituiscono come la società antica coreana costruiva il proprio senso del tempo e dell’identità, e in che modo la scrittura, sia essa storica o leggendaria, può diventare strumento di resistenza e conservazione. La loro eredità è un invito a custodire e valorizzare il passato, per comprendere meglio il presente e orientare con maggiore consapevolezza il futuro.