Il culto dei sacri monti in Cina
Scritto da www.daoyin.it www.facebook.com/daoyinitalia www.instagram.com/daoyinitalia -Il monte nella tradizione cinese
Quello cinese è un popolo principalmente di pianura, abita appena le pendici dei monti e in genere evita di spingersi a fondo nelle vallate o sui picchi. Per quanto siano presenti piccole comunità in tali luoghi, la maggior parte dei grandi insediamenti si trova nelle aree pianeggianti, anche se magari d’altura. In Cina i monti erano ritenuti fin dalla remota antichità residenze degli spiriti e delle divinità o protuberanze dei “draghi della terra”. Poiché si ergono verso il cielo, erano considerati vie d’accesso al Cielo e “rampe d’ascesa” o di discesa per gli esseri divini. Erano luoghi numinosi ed efficaci, vivi ed animati; tutto è animato per i cinesi, la natura non è inerte ma vivente, dalle piante alle rocce, alle acque, ai venti.
I monti sono popolati da immortali e da esseri sovrannaturali che sfuggono il contatto con gli uomini nascondendosi in luoghi inaccessibili. L’ascesa al monte è ardua, comporta fatica fisica, incontro con l’ignoto, paura e pericoli. Ancor oggi salire e scendere indenni un monte dà ai cinesi un senso di appagamento e vittoria, come un processo di purificazione o rinascita, acquisizione di un potere o di un privilegio; proprio come in passato i taoisti scalavano il monte alla ricerca dei magici líng 靈, di particolari divinità, spiriti, esseri immortali o maestri.
Il monte era per i cinesi uno spazio sacro e lo spazio era sempre finito. Per definire uno spazio se ne dovevano tracciare i limiti. I monti possedevano infatti una via d’accesso principale che era “l’ingresso al monte” shānmén 山門 (lett. “porta del monte”). Pellegrinaggio si dice alle volte cháoshān jìnxiāng 朝山进香 (offrire incenso al monte).
Sui monti cinesi sorgono monasteri, templi e santuari. Il monastero è esso stesso una raffigurazione del monte, con alture diverse (poiché è costruito sul pendio, ma anche le piattaforme dei padiglioni e i padiglioni stessi presentano diverse alture), picchi (padiglioni e pagode), sentieri (i collegamenti tra i vari edifici, spesso divisi da giardini), valli (spazi retrostanti liberi o camminamenti). L’ingresso principale del monastero evidenzia inequivocabilmente questa identità, è detto infatti shānmén 山門 – “porta del monte”. L’intera architettura del tempio è una raffigurazione della salita al monte, l’area più sacra si trova spesso sulla piattaforma più alta, quasi al centro del complesso o leggermente dietro, poi si ridiscende con le sale posteriori, come scendendo appunto da un monte.
In Cina le religioni esercitarono un debole potere temporale ed amministrativo, strettamente soggette alle regole imposte dalle autorità secolari. Tali regole andavano però indebolendosi lontano dai centri urbani, per questo i grandi centri religiosi montani godevano di una discreta autonomia e di una vivacità raramente riscontrabile nelle città. La maggior parte dei luoghi di pellegrinaggio si trovava e si trova dunque tuttora sulle montagne o comunque fuori dalle città.
I taoisti ritenevano di poter tracciare “mappe dei monti”, ma non carte geografiche, bensì “mappe magiche” che permettessero di entrare ed uscire dal monte senza subir danni (ferite o morte) e riuscendo a catturarne i poteri magici celati e ottenendo il favore delle divinità presenti. Questo concetto è alla base anche delle piante dei monasteri e dei siti sacri. L’idea è quella di un percorso, come un cammino di scoperta e arricchimento interiore che porti alla sapienza, alla comprensione, all’illuminazione, alla trasformazione della propria essenza. Un cammino punteggiato da stazioni (le sale e i padiglioni del monastero) che simboleggiano le tappe del cammino spirituale e/o luoghi di particolare efficacia con proprie specifiche caratteristiche, mete e obiettivi per l’adepto.
Il culto delle Cinque Vette
Nella concezione cinese il monte è dunque un luogo straordinario: picchi, ruscelli, scogliere, valli, sentieri, acque, rocce, laghetti, alberi secolari, grotte, viste panoramiche, luoghi numinosi, santuari, templi, fortilizi, pagode, lapidi commemorative, tombe, iscrizioni scolpite, altari, sculture, padiglioni, chioschi, sacre reliquie e libri canonici importati da altri luoghi santi o prodotti in loco: tutto questo partecipa a formare la santità del luogo di pellegrinaggio, animato da questa pluralità ed energia continua tipicamente cinese. I siti sacri non sono peraltro un qualcosa di statico ma vengono incessantemente modificati dalle azioni, dalla presenza, dall’opera e dalle percezioni dei residenti e dei visitatori.
I miti cinesi sui monti risalgono alla più remota antichità; ad esempio il mito sulle montagne dell’immortalità nel Kunlun 崑崙 (a nord del Tibet), ove risiederebbe la Regina Madre d’Occidente (xiwangmu 西王母), creatura mezza umana mezza bestia, custode dell’elisir dell’immortalità e governatrice del tempo, il suo regno è sito al passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti. I testi d’epoca pre-dinastica o dei primi secoli imperiali Shanhai jing 山海经 (Classico dei Monti e dei Mari) e Huainanzi 淮南子 (Maestro Huainan), contribuirono alla diffusione di leggende sulle montagne e sui luoghi incantati.
Al tempo dei Zhou Orientali 东周 (VII-III sec. a.C.), epoca feudale, monti e fiumi costituivano il reticolo dell’impero e i monti avevano un ruolo fondamentale nel rituale imperiale, riti che furono perpetuati sino all’avvento della Repubblica nel 1911. Nacque in quest’epoca il culto della Cinque Vette (wuyue 五嶽). Le Cinque Vette sarebbero idealmente poste ai cinque punti cardinali (nord, sud, est, ovest e centro) e rappresenterebbero lo spazio di tutto il territorio cinese. Uno spazio al tempo stesso finito ed infinito. Finito perché simboleggiato da cinque punti, infinito perché questi punti indicano solo delle direzioni e non una frontiera.
Si dice che il leggendario imperatore Shun 舜 (2294– 2194 a.C.) le visitò tutte compiendo su ognuna un sacrificio. Nel far ciò egli delimitò lo spazio dell’impero e ne prese possesso, assoggettando tutte le forze divine che lo abitavano. Anche i successivi imperatori offrirono spesso sacrifici ai monti, specialmente al Taishan 泰山, vetta sacra dell’est, la più importante, come il rito fengshan 封禪 al Cielo e alla Terra.
I taoisti ritenevano inoltre che i monti fossero tutti collegati tra loro da flussi energetici sotterranei, come caverne, di qui anche il culto delle caverne e delle grotte, tipico del Taoismo. A partire dall’VIII secolo le Cinque Vette sacre vengono considerate le cinque dita del Laozi 老子 cosmico. Secondo la mappa energetica del mondo taoista 10 erano i luoghi sacri maggiori, 36 i minori (anche detti dongtian 洞天 o “cieli cunicolari”) e 76 le terre benedette fudi 福地 (terre di felicità).
Le Cinque Vette sacre sono:
- Taishan 泰山, “Vetta Orientale” (Dongyue 東嶽) nella provincia di Shandong 山东
- Huashan 華山, “Vetta Occidentale” (Xiyue 西嶽), nella provincia di Shaanxi 陕西
- Hengshan 恆山, “Vetta Settentrionale (Beiyue 北嶽) vicino a Datong, provincia di Shanxi 山西
- Hengshan 衡山, “Vetta Meridionale” (Nanyue 南嶽) provincia di Hunan 湖南
- Songshan 嵩山, “Vetta Centrale” (Zhongyue 中嶽), provincia di Henan 河南, sui cui pendii sorge il monastero di Shaolin, noto per i monaci guerrieri
Oltre alle cinque sacre vette, inglobate nel culto taoista ed imperiale, pure i buddisti individuarono sul suolo cinese monti sacri che associarono ai quattro grandi pusa 菩薩 – bodhisattva (esseri illuminati) e che simboleggiavano le quattro direzioni nonché i quattro elementi costitutivi dell’universo secondo la tradizione indiana:
- Wutaishan 五臺山, dedicato a Manjusri (文殊 Wenshu) provincia di Shanxi
- Emeishan 峨眉山, dedicato a Samantabhadra (Puxian 普賢) provincia di Sichuan
- Putuoshan 普陀山, dedicato ad Avalokitesvara
- Guanyin 觀音, è un’isola nel Mar Cinese Orientale, davanti alla città di Ningbo, provincia di Zhejiang
- Jiuhuashan 九華山, dedicato a Ksitigarbha (地藏 Dizang), provincia di Anhui
Anche i buddisti mostrarono un’attenzione verso le caverne, basta vedere i grandi santuari rupestri e le caverne scolpite dall’epoca Wei 魏 in poi.
I quattro sacri monti del taoismo sono invece:
- Wudangshan 武當山, “Monte ove dimora il Guerriero Oscuro”, nella provincia di Hubei 湖北
- Longhushan 龍虎山, “Monte del drago e della tigre”, Jiangxi 江西
- Qiyúìunshan 齊雲山, “Monte delle pure nubi”, Anhui 安徽
- Qingchengshan 青城山, “Monte del muro verde”, vicino alla città di Dujiangyan, Sichuan 四川