I surimono di Hokusai
Alcuni esempi dalla mostra a Palazzo Blu di Pisa
Scritto da - A Palazzo Blu di Pisa, nell’ottobre 2024 è stata inaugurata una mostra dedicata al maestro Katsushika Hokusai (1760-1849), visitabile fino alla fine di febbraio 2025. L’esposizione rappresenta un’occasione per scoprire le opere dell’artista presenti nelle collezioni italiane, in particolare nel Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova, dalla quale proviene gran parte dei lavori esposti. Attraverso un percorso in sette sezioni, la mostra offre anche un dialogo unico tra Hokusai e alcuni artisti giapponesi contemporanei che hanno tratto ispirazione dal suo stile inconfondibile. Tra le sezioni espositive, merita una menzione speciale quella dedicata ai surimono: queste rare e raffinatissime stampe giapponesi, di cui molte non sono mai state esposte al grande pubblico in numero così elevato come in questa mostra, rivelano l'eleganza e la complessità del lavoro di Hokusai.
I surimono, termine che letteralmente significa "cosa stampata", si distinguono dalle altre stampe perché sono una combinazione unica di poesia e immagini. Solitamente erano commissionati o realizzati in edizioni private e distribuiti in tirature limitate, non venivano messi in vendita al pubblico, poiché i committenti erano poeti, singoli o all’interno di circoli, che ingaggiavano artisti per creare illustrazioni che interagissero con i loro versi in modi spiritosi e inaspettati. Le interpretazioni visive degli artisti davano vita ai versi e contribuivano a comprenderne il significato, spesso molto ricercato, delle poesie. Infatti, il surimono nasceva da una collaborazione speciale tra un artista e un poeta di kyōka – una forma di poesia conosciuta come "verso pazzo" – scritta nella struttura tradizionale tanka o waka, composta di cinque versi per un totale di trentuno sillabe (5-7-5-7-7). Questi versi erano definiti "giocosi", perché sfidavano le regole classiche sia nel linguaggio sia nei contenuti, e il loro umorismo si manifestava spesso attraverso giochi di parole, doppi sensi, o la sottile ironia verso la poesia tradizionale.
Nei primi decenni del diciannovesimo secolo, la maggior parte delle commissioni importanti furono assegnate a Hokusai e ad alcuni suoi allievi specializzati nel genere dei surimono. Hokusai progettò numerosi surimono a partire dal 1798 fino al 1809 circa, poi tornò nuovamente attivo nella produzione di surimono negli anni '20 dell'Ottocento. Katsushika Hokusai è riconosciuto come uno degli artisti più eclettici mai esistiti. Durante i suoi settant'anni di attività (dal 1779 al 1849), fu uno sperimentatore e un creatore di diversi stili, ma nella sua produzione di surimono Hokusai rimase sempre coerente nello stile e nel livello di raffinatezza impiegato. La sua affinità con i poeti e la collaborazione con i letterati gli avevano permesso di realizzare opere elegantissime, da cui emergono chiaramente la sua sensibilità, la sua sottigliezza e la sua identità artistica. I suoi allievi, in particolar modo Totoya Hokkei (1780-1850), Yashima Gakutei (17867-1868) e Ryūryūkyo Shinsai (attivo circa fine anni '80-inizio anni '20), assorbirono molti dei suoi espedienti estetici e li svilupparono ulteriormente in surimono sempre più elaborati ed eleganti. Altri allievi contribuirono con progetti più innovativi, come Teisai Hokuba (1771-1844), che compose alcune squisite nature morte.
Questi eleganti surimono venivano prodotti seguendo una serie, e servivano a promuovere la poesia dei circoli poetici, annunciare incontri, celebrare poesie premiate ai concorsi, commemorare anniversari o formulare auguri in occasione di eventi speciali o il Capodanno. Molti surimono venivano distribuiti tra i membri stessi, amici e colleghi, altri venivano utilizzati per pubblicizzare spettacoli come concerti o rappresentazioni teatrali, o per celebrare ricorrenze personali. Anche gli attori di kabuki commissionavano surimono per promuovere le proprie opere teatrali o per commemorare momenti importanti nella loro carriera.
I temi dei surimono erano estremamente vari e includevano soggetti storici, mitologici e leggendari, come nel caso delle stampe “La principessa Kaguyahime e il suo corteggio ascendono alla luna (Taketori ama agari)” di Yashima Gakutei oppure l’opera di Totoya Hokkei “Oniwakamaru e la carpa gigante”, ma anche scene di vita quotidiana, elementi tratti dalla natura come uccelli e fiori, paesaggi e anche raffigurazioni di beltà nella vita quotidiana, come nel caso dell’opera a grande formato di Hokusai “Donne intente nel taglio di nastri di carta per legare i capelli (motoyui)” (Figura 3) in cui, sotto un albero sulla riva di uno stagno, una donna taglia i nastri di carta usati per legare i capelli, mentre un bambino si aggrappa al suo obi e una compagna controlla le strisce di carta fissate a un paletto. Hokusai fu anche il primo a sviluppare questo modo peculiare di raffigurare la figura femminile nel paesaggio, usando il lungo formato per il surimono. Le immagini stagionali erano particolarmente popolari: elementi come pini e bambù venivano spesso integrati nei disegni per richiamare l’idea di forza e resistenza, mentre simboli di buona fortuna e animali del calendario conferivano il buon augurio. Anche il genere della natura morta trovò ampio spazio nel surimono, andando da oggetti di uso comune come frutta e fiori, fino a elementi curiosi e insoliti, quali scatole, strumenti di ogni tipo, originali per l’epoca, come orologi o telescopi.
Trattandosi di un’opera che includeva sia pittura che poesia, la produzione di un surimono era leggermente più complessa rispetto a quella di una stampa commerciale. Si trattava sempre di un lavoro di squadra, ma in questo caso lo stampatore inviava il disegno pittorico commissionato al cliente per l'approvazione, lasciando spazio per l’inserimento delle poesie. Dopo l'approvazione del cliente, l'immagine veniva inviata al calligrafo che scriveva il componimento poetico sulla stampa di prova. Questo veniva poi scolpito su una matrice diversa, quindi solo alla fine era compito dello stampatore incorporare la parte illustrata e la parte calligrafica nella stampa finita.
I surimono, creati per soddisfare i gusti sofisticati dei mecenati, avevano una qualità molto superiore rispetto alle stampe dell’epoca più commerciali, e gli artigiani si distinguevano poiché padroneggiavano tecniche più raffinate e complesse. Riuscivano ad ottenere elaborate decorazioni con il rilievo a secco, facevano largo uso di pigmenti metallici, come oro e argento, e potevano impiegare anche materiali preziosi come madreperla, la polvere di mica e la lacca, che conferivano un ulteriore tocco di esclusività, come ad esempio nell’opera di Totoya Hokkei “Aragosta su carbone e foglie”, (Figura 4) in cui un'aragosta dai riflessi argentati è appoggiata sopra un blocco di carbone decorato a goffrato su due lunghe foglie.
In mostra sono presenti anche due versioni della stessa opera intitolata Eguchi, dalla serie: “Una serie di spettacoli Nō per il circolo Hanazono (Hanazono yōkyoku ban tsuzuki Eguchi)”, 1820, di Totoya Hokkei, proprio per far osservare allo spettatore le diverse decorazioni che potevano essere presenti sulla stessa stampa, una infatti è più ricca di pigmento argentato rispetto all’altra. Il formato classico dei surimono era il quadrato, ma originariamente erano più grandi, persino di molto superiori al formato standard dell’ōban, a seconda del soggetto rappresentato e dal numero di versi da inserire. Un esempio di questi surimono di grande formato è “Viandanti al punto di ristoro Gokyūsho Echizen’ya” (Figura 5), opera di Hokusai in cui alcuni viaggiatori in pellegrinaggio sostano per rinfrescarsi in una casa da tè affacciata su un bacino d'acqua. Il surimono era stato realizzato in occasione di uno spettacolo teatrale di cui si può leggere un riassunto nella metà inferiore dell’opera, dove compaiono anche la data e i nomi dei membri del circolo di poesia partecipanti allo spettacolo. Alcuni surimono venivano piegati in modi originali, per regalare al destinatario la sorpresa di un’opera da scoprire. Essendo commissionati privatamente, i surimono non necessitavano né dell'approvazione dell'editore né del governo, venivano prodotti in tirature limitate, in genere sotto le cento copie, e non erano soggetti all’obbligo di includere il nome o il sigillo dell’editore né la data di stampa.
La produzione limitata dei surimono ha fatto sì che queste stampe diventassero rare e particolarmente preziose, oggetto di collezionismo raffinato e privato. Le opere sopra citate e altre cento, all’incirca, compongono la sezione di surimono in mostra a Palazzo Blu di Pisa e lasciano percepire l’immensa opera di ricerca e raffinatezza stilistica e compositiva di Hokusai e dei suoi migliori allievi.