I bonsai alla quarta Esposizione Mondiale di Parigi del 1889

Taguchi Fumiya, curatore del Museo d’arte del Bonsai di Ōmiya -

I bonsai che hanno affascinato Parigi

La seconda metà del 1800 in Europa è caratterizzata da un evento che riunisce tutti gli stati del mondo ad esporre le proprie bellezze e peculiarità: l’Esposizione Universale. Piuttosto che la potenza militare, è soprattutto l’ambito culturale a delineare la figura dello stato moderno, attribuendogli l’appellativo di potenza mondiale.
Anche il nuovo governo giapponese Meiji ha come obiettivo quello di entrare a far parte di questa concezione di stato moderno: il Giappone passa dall’antico stato feudale a una politica più libera con l’apertura dei porti alle potenze straniere. L’Esposizione Universale è inoltre una manovra politica che ha il fine di aumentare l’esportazioni dei prodotti nazionali all’estero, con una conseguente crescita dell’industrializzazione interna.
In occasione dell’evento sono stati proprio i bonsai ad essere scelti come portavoce della cultura giapponese, diventando la punta di diamante dei padiglioni nipponici alle varie Esposizioni Universali. È possibile ammirare alcune illustrazioni di bonsai già nei documenti risalenti all’Esposizione di Vienna del 1873 a cui la delegazione giapponese ha partecipato per la prima volta. Proseguendo, nel 1878 troviamo la terza Esposizione Universale, organizzata questa volta a Parigi, dove alcuni bonsai vengono esposti nel giardino in stile giapponese allestito nel parco di Trocadéro.
Vi sono degli interessanti scritti in merito alle sorti dei bonsai presentati durante questa edizione.
I bonsai, che sembra abbiano attirato l’attenzione dei visitatori già dalla seconda Esposizione a cui ha partecipato la delegazione giapponese, non si limiteranno a essere considerati puramente soggetti prediletti per i dipinti dei giardini giapponesi: a dieci anni di distanza dalla terza Esposizione francese, i bonsai continuano a essere apprezzati come opere di eccezionale bellezza. Il ruolo dei bonsai spazia, quindi, da quello di soggetto dei dipinti dei giardini a elementi espositivi nelle mostre. I bonsai che hanno affascinato non soltanto Parigi, ma il mondo intero, sono riusciti ad emergere nuovamente nella quarta Esposizione Universale organizzata nuovamente a Parigi nel 1889.

Nel 1900, viene inaugurata a Parigi la quinta Esposizione Universale alla quale partecipa l’esperto di botanica Hayato Fukuba che alloggerà presso la residenza di campagna di proprietà del banchiere Edmond de Rothschild. Precedentemente, nel 1878, Fukuba aveva piantato nel giardino della residenza del nobile banchiere due esemplari di bonsai di Chamaecyparis obtusa var. Breviracema, in seguito cresciuti e diventati degli esemplari di grande taglia.

La quarta Esposizione Universale di Parigi

La durata dell’evento è di 6 mesi: da maggio a ottobre dello stesso anno. I due luoghi in cui venne allestita l’Esposizione sono Champs de Mars, nel settimo distretto parigino, includendo anche la zona di Trocadéro, situata sulla riva opposta della Senna. Si calcola che i visitatori siano stati 32.000.000. Sulla riva della Senna, dalla parte di Champs de Mars, venne costruito l’elemento più maestoso dell’Esposizione: la Torre Eiffel, il cui fascino attrae ancor oggi milioni di visitatori.
L’area dedicata al Giappone prevedeva un padiglione progettato in stile giapponese nell’area di Champs de Mars, fulcro dell’allestimento dell’artigianato nipponico. In quest’edizione venne anche allestita nei giardini di Trocadéro una grandiosa esposizione botanica, i cui principali protagonisti furono indubbiamente i bonsai.

Nella figura 1 e 1a vediamo due sezioni della mappa turistica pubblicata in occasione dell’evento.

Nella parte che raffigura Trocadéro è possibile notare la scritta “Horticulture Japonaise”, ovvero giardino giapponese.

La figura 2, invece, è un estratto appartenente a una dettagliata raccolta di annotazioni sulla mostra in cui spesso viene esaltata la bellezza dell’area dedicata al Giappone. Tra le informazioni riportate in merito, troviamo un’illustrazione intitolata “La botanica giapponese”, sotto la quale viene specificato che la zona di Trocadéro non è altri che la riproduzione di una foresta realizzata tramite l’impiego di esemplari di bonsai.

Negli scritti ufficiali di periodo Meiji compare quanto riportato di seguito:

“All’interno dei giardini di Trocadéro vi sono esposti due esemplari di bonsai. Il luogo in cui sono disposti come oggetti da esportazione è uno spazio verde di grandi dimensioni, dedicato alla riproduzione di un giardino. All’interno dell’area si estende un porticato sotto al quale sono ubicate delle pedane su cui sono disposte le diverse tipologie di bonsai. In un angolo vi è un edificio in cui i visitatori possono rilassarsi ammirando le innumerevoli specie di bonsai esposte”.

Nella parte in alto a sinistra della figura 2, sotto la bandiera giapponese mossa dal vento, è raffigurato il luogo in cui sono disposte diverse file di bonsai protette da una tettoia. Troviamo, inoltre, altri bonsai ad adornare l’interno della costruzione a destra. Tra gli oggetti esposti durante l’evento i bonsai occupavano 9 sezioni composte da 79 diverse specie di piante da fiore ornamentali. Le 79 tipologie di piante sono un numero di esemplari sufficiente per riprodurre le varianti di specie individuabili nelle varie regioni del Giappone. I bonsai costituiscono l’elemento cardine dei giardini nipponici.
Nei registri dell’evento, inoltre, compare il nome di Kasahara Kei come allestitore dell’esposizione del padiglione giapponese, personaggio che ha deciso di esporre la propria collezione personale preveniente direttamente da Tokyo. Kasahara è un imprenditore originario della provincia del Niigata; i suoi esemplari riscuotono una certa notorietà a Parigi, con l’ottenimento di un premio di riconoscimento durante la mostra.

Gli tsukurimatsu che hanno affascinato Parigi

Come sono i bonsai di sempreverdi che hanno affascinato i parigini amanti di queste rarità?

Il loro aspetto è immortalato e conservato in alcune raccolte edite nel periodo di apertura della mostra, da cui provengono le figure 3, 4 e 5.

Nella figura 3 è illustrato un bonsai di 150 anni di età. Sul vaso tondo con bordo e piedini ricurvi è dipinto un motivo giapponese accuratamente riprodotto. L’esemplare di Pino riposto in esso si snoda elegantemente dal tronco fino ai rami: si riesce a cogliere l’utilizzo della tipica tecnica di modellatura degli tsukurimatsu, qui utilizzata al fine di distanziare bene il tronco dai rami in modo che questi ultimi siano ben visibili e scoperti dal fogliame.

Da “Le meraviglie dell’Esposizione del 1889”:

Il padiglione del Giappone non si trova solamente nella zona di Champs de Mars: visitandolo si ha subito la necessità di andare a scoprire anche l’altra parte dell’esposizione situata a Trocadéro. All’inizio vieni disorientato dalla meraviglia dei giardini. I visitatori si fermano d’innanzi a questi alberi intenzionalmente modificati dal volere dell’uomo. Sarà per la tecnica utilizzata dai maestri per miniaturizzare la natura ad affascinare così tanto chi li visita? Vi sono esemplari di Cipressi giapponesi la cui altezza non supera quella di un bambino. A guardarli sembrerebbe che il loro aspetto sia totalmente spontaneo e naturale, risultato del passare degli anni o modellato dalla pioggia e dal soffiare del vento. La natura, invece, viene plasmata dai maestri al fine di raggiungere una perfetta espressività.

La figura 4 ritrae, invece, due bonsai: quello posto più avanti è collocato anch’esso in un vaso smaltato di forma tonda con bordo al cui interno vi è collocato un esemplare di 30 anni di Thuya su roccia. L’altro bonsai posto in un vaso di forma esagonale, invece, è una pianta di 160 anni di Retinospora a radici esposte.

Il bonsai della figura 5, invece, è differente: si tratta di un bonsan, ovvero un paesaggio realizzato con rocce e piante di Pino, Thuya e Felci collocati sopra a un vassoio.

Da sottolineareil fatto che i bonsai delle figure 3 e 4 si trovano all’interno di un vaso, così come gli esemplari ritratti durante l’Esposizione di Vienna, realizzati con la tecnica di modellatura degli tsukurimatsu e delle piante a radici esposte in voga durante il periodo Edo.

Dalla raccolta “Cronache da entrambi i mondi”:

Andate a visitare il giardino giapponese circondato dallo steccato di bambù situato sul pendio di Trocadéro. Ci sono piante di Criptomeria e Abete di 100 anni non più alte di 50 cm, rocce ricoperte di muschio, il pergolato e l’erba brillante fa da tappeto a piante grandi quanto un bambino. Queste sono così simili alle piante a grandezza naturale solo grazie all’opera gentile dei maestri bonsaisti. Questi personaggi sono in grado attraverso la propria esperienza di plasmare la forza della natura e trasformarla in un qualcosa dalle stesse dimensioni di un giocattolo per bambini. In altre parole, un’intera foresta viene condensata in un vaso di qualche decina di centimetri creando, così, l’illusione di una natura straripante e rigogliosa soltanto attraverso queste poche piante

E infine ancora un estratto dalla raccolta “Illustrazioni” nel numero intitolato “Il giardino giapponese dell’Esposizione Universale” pubblicato l’8 giugno del 1889.

Fuggendo dalla folla che sommerge Champs de Mars i passanti si dirigono verso l’ombra mite di Trocadéro, accorgendosi che sul lieve pendio sorge un piccolo giardino circondato da una sobria cinta di bambù. Si tratta dell’esposizione della collezione di Kasahara. Lo sguardo cade immediatamente all’interno dei vasi di hachiue: sono evidentemente delle miniature di alberi di grandezza variabile tra i 30 e i 60 centimetri dalla composizione perfettamente armoniosa

Il viaggio per i vivai francesi di Hata Wasuke

Chi è stato a gestire l’esposizione dei bonsai a Parigi? La figura 6 fa parte di una raccolta di documenti in cui viene presentato questo misterioso personaggio.

All’interno dell’edificio costruito nella zona del giardino giapponese vi è ritratto un uomo che indossa uno happi, tipica casacca indossata dagli artigiani giapponesi, intento a lavorare a una composizione di fiori inserendo dei Gigli all’interno di un cestino.
Il nome di questo personaggio è Hata Wasuke. Sugli scritti del governo è riportato che “Kasahara ha portato con sé anche un maestro giardiniere”, ma il nome di questo artigiano sconosciuto viene poi menzionato in una lettera di un ricercatore francese. Hata è nato nel 1865 a Yokohama dove ha lavorato come giardiniere. Nel 1889, all’età di 24 anni, ha partecipato alla quarta Esposizione Universale di Parigi come organizzatore del giardino giapponese, e sembra sia stato proprio Kasahara a sceglierlo come delegato. Grazie al suo incarico, il suo nome ha iniziato a diffondersi nelle alte sfere della società parigina come portavoce della corrente del “Giapponismo”, arrivando fino al poeta Robert de Montesquiou per cui ha poi anche lavorato.
Successivamente, divenuti ormai di moda in Francia, Hata ha realizzato diversi giardini in stile giapponese, da Parigi a Versailles fino alla residenza di periferia dello scrittore, introducendo così l’arte dei bonsai nella vita di tutti i giorni.
In breve, su consiglio di Montesquiou, diventa il maestro giardiniere della ricca famiglia Rothschild presso il comune di Boulogne-Billancourte, si sposa con una donna francese e muore in Francia nel 1928 all’età di 63 anni.
L’Esposizione Universale è un’occasione per far conoscere al mondo intero i giardini giapponesi e l’arte dei bonsai appartenenti a un’epoca passata. Da lì a breve, grazie anche all’intervento di un “giardiniere sconosciuto”, metterà radici nell’alta società la nuova cultura dei bonsai giapponesi che ha affascinato tutta Parigi alla fine del Diciannovesimo secolo.

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