Zen e spade
Scritto da -Secondo il Brahmajālasūtra ( 梵網経 - 大乗仏教 ) colui che prende i voti non dovrebbe compiere, favorire o assistere ad atti di violenza, procurarsi o conservare armi né approvare l'uccisione di altri in alcun modo ed il trasgressore subirà conseguenze karmiche gravi, specialmente se l’azione fu “consapevole, intenzionale o dettata da ira”.
Attestando l’esistenza di “differenti modi di colpire e di uccidere”, il contenuto del sutra ( 契經 ) si prestò a svariate speculazioni sulle conseguenze karmiche degli atti violenti privi di intenzionalità, come ad esempio quelle generate da colpi inferti per la difesa propria o altrui, in seguito ad un’aggressione non provocata.
Analogamente, alcuni versi del Mahāyāna Mahāparinirvāṇa Sūtra ( 大般涅槃經 ) attestano il consenso all'uso della violenza per la difesa del Dharma ( 法, 仏教 ) e, nel corso dei secoli, le discusioni sulle diverse circostanze delle azioni violente citate dalle sacre scritture generarono leggi non scritte sulla maggiore o minore gravità delle conseguenze karmiche di queste azioni, validate da alcune dottrine buddiste.
Senza queste logiche e “leggi” sarebbe stato impossibile per il clero buddista interagire con la popolazione, in particolar modo quella residente in zone di conflitto, né sarebbe stato possibile, per i monaci delle scuole zen, l’assidua...