Il Drago Cinese
al Museo d'Arte orientale di Venezia

Scritto da Francesca Capretti -

Il drago cinese è un animale complesso e affascinante. Di natura benevola e dotato di un potere assoluto grazie al quale governa Cielo e Terra, è molto diverso dalla sua controparte occidentale. Nell’iconografia cinese esso rappresenta uno dei quattro animali divini, insieme alla tigre bianca dell’Ovest, all’uccello rosso del Sud e al guerriero nero del Nord – una creatura dalle caratteristiche di tartaruga e serpente – occupando, per prestigio, la posizione più alta nella gerarchia animale cinese.

La sua figura è già riscontrabile intorno al 1400 a.C., nel periodo Shang (1600-1046 a.C.), dove appare in forma di mostro strano e composito, come decorazione di contenitori in bronzo utilizzati per offrire vino e cibo agli antenati durante le cerimonie rituali. Tuttavia, la sua immagine classica emerge solo più tardi, nel Periodo degli Stati Combattenti (453-221 a.C.) e durante la dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.), prendendo le sembianze che conosciamo oggi.

Ed è proprio il drago a decorare molti dei preziosi oggetti esposti nella sala XII del Museo d'Arte Orientale di Venezia, documentando, in questo modo, l’evoluzione iconografica e il ruolo centrale di questa figura.

Tra i numerosi manufatti, sul ripiano più alto della vetrina 3, si trova un raffinato vaso con drago e onde prodotto a Jingdezhen (Jiangxi, Cina) (figura 1), risalente al secondo quarto del XVIII secolo.

Di forma sferica con collo cilindrico allungato che va assottigliandosi dalla spalla, esso si distingue rispetto agli altri vasi di tipologia bianco e blu presenti nella sala: contrariamente a quanto accade di solito, qui il drago, decorato minuziosamente in leggero rilievo, è di colore chiaro e si staglia sullo sfondo scuro del mare in burrasca emergendo dalle acque. Le onde sono rese con sinuose linee a spirale e l’invetriatura è verde acqua. Il drago raffigurato ha cinque artigli, caratteristica molto interessante, in quanto ci permette di identificare il vaso come esemplare prodotto dalla manifattura imperiale.

Nella stessa vetrina, sul ripiano inferiore, è esposto un elegante vaso a bottiglia di provenienza Jingdezhen (figura 2). Il manufatto presenta un corpo globulare con piede stretto circolare ad anello e un collo cilindrico allungato, con apertura leggermente svasata e l’orlo ripiegato verso l’esterno. Sulla superficie esterna è presente la figura di un drago a quattro artigli, che vola tra le nuvole inseguendo il gioiello fiammeggiante. La decorazione a smalti policromi, di colore verde e giallo, è particolarmente interessante, in quanto è stata realizzata incidendo il motivo direttamente sulla superficie della porcellana prima che questa venisse invetriata. In seguito, l’interno del disegno è stato rivestito di cera, in modo da non permettere all’invetriatura trasparente di aderire alla superficie, che successivamente è stata decorata con lo smalto applicato direttamente sul biscotto, rimasto scoperto una volta tolta la cera.

Anche se datato alla metà del XVIII secolo, è presente il marchio del regno Chenghua (1465-1487). Non si tratta di contraffazione, ma di un marchio spurio per omaggiare la dinastia precedente.

Un altro esemplare notevole, esposto sullo stesso ripiano, è il prezioso versatoio in porcellana Dehua (figura 3), risalente al periodo Ming (1368-1644) e proveniente da Dehua (Fujian, Cina). Il manufatto è di forma cilindrica con ansa e becco a forma di drago. Una simile decorazione è presente anche sulla parte superiore del coperchio, dove è posato un piccolo drago avvolto su se stesso, mentre la parte centrale del cilindro è ornata da un nastro.

Questo pregevole esemplare di porcellana Dehua, conosciuta in Occidente anche come blanc-de-Chine, ne illustra la purezza caratteristica data dal colore bianco puro, ottenuto grazie al basso contenuto di ossido di ferro e differente da quello della porcellana prodotta nei forni imperiali di Jingdezhen.

Sul ripiano superiore della stessa verina è possibile ammirare un vaso in porcellana bianco e blu proveniente da Jingdezhen (figura 4) e datato alla seconda metà del XVIII secolo, con marchio spurio della dinastia Ming (1368-1644). Di forma sferica con collo cilindrico e allungato, il prezioso esemplare è decorato con un drago a quattro artigli e una fenice, che volano tra le nuvole rincorrendo il gioiello fiammeggiante. I due animali, quando raffigurati in coppia, sono simbolo di gioia e di buon auspicio, rappresentano la coppia coniugale, lo Yin e lo Yang, il maschile e il femminile e sono associati all’imperatore e all’imperatrice. Secondo la tradizione, essi appaiono insieme sulla Terra solo quando l’impero è giudicato giusto e corretto.

Infine, tra i numerosi oggetti esposti nella sala, non può non essere menzionato il prezioso bruciaprofumi in giada (figura 5), esposto nella vetrina 7, al centro della sala. Esso è datato alla seconda metà del XVIII secolo, dinastia Qing (1644-1911), periodo Qianlong (1735-1795).

La giada è da sempre estremamente apprezzata in Cina per la ricchezza di tonalità di colore e per le splendide venature, che la rendono la pietra più pregiata e rappresentativa. Il manufatto qui esposto è di pregevole fattura, presenta una sezione ellittica ed è composto da due parti separate che rappresentano il Cielo e la Terra. Nella parte superiore sono presenti due figure di drago che si librano tra le nuvole: quello di dimensioni maggiori è ritratto di profilo, mentre quello più piccolo è ritratto di schiena. Al di sotto dei draghi si stende un mare di nuvole di colore verde, che sfuma lentamente in un verde più tenue a mano a mano che si sale verso la parte alta del cielo. La metà inferiore riproduce un grande vortice che rappresenta il mare. Da esso emergono tre draghi e un fungo lingzhi, simbolo dell’immortalità. Questo manufatto, che richiama i bronzi rituali per la presenza delle maniglie pushou 铺首, della greca e della decorazione stilizzata del drago, è di particolare valore non solo per il materiale dal quale è stato ricavato e per le notevoli dimensioni, ma anche per l’elaborata tecnica di lavorazione, che esalta l’abilità artistica e fa dell’oggetto un prodotto di grande pregio.

Anche attraverso questi preziosi manufatti e all’abilità tecnica degli artisti che li hanno realizzati, il drago, creatura magica e simbolo di buon auspicio, conferma, quindi, il proprio ruolo di dominatore di Cielo e Terra e incarnazione della forza vitale che permea l’universo.


Bibliografia

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