L'arte giapponese dal secondo dopoguerra
-I profondi e traumatici cambiamenti avvenuti in Giappone alla fine della seconda guerra mondiale hanno certamente scosso violentemente, ma non minato nel profondo la sua solida cultura, anzi, il clima del dopoguerra è sicuramente stato terreno fertile per la nascita di importanti movimenti artistici che, spesso, hanno anticipato ciò che, in arte, sarebbe poi avvenuto in Occidente.
Un nuovo concetto di arte, più libero e sperimentale, senza limiti e regole precise, che si concretizza nell'unione dello spirito con la materia, ispira e muove i componenti del gruppo Gutai, che nasce come espressione dell'energia repressa durante le restrizioni del periodo post bellico. É con questa idea comune che Murakami Saburo, Atsuko Tanaka, Kazuo Shiraga e altri artisti, si uniscono ad Osaka nel 1954, sotto la guida carismatica di Jiro Yoshihara, pionere dell'arte astratta, e Shozo Shimamoto, che aveva pensato al nome del gruppo proprio con il significato ambivalente di "concretezza" o "incarnazione". Così, in una scena artistica in cui i riflettori erano tutti puntati verso l'Occidente, il gruppo Gutai, dall'estremo Oriente, si fa notare mostrando la sua doppia anima: quella pittorica, legata al comune clima planetario dell'Informale, con la ricerca sul gesto e sul segno, anche coerente con l'antica arte della calligrafia (Shodo) e l'altra performativa, le cui azioni avrebbero influenzato gli artisti occidentali, che di lì a poco avrebbero seguito il loro esempio con lo sviluppo degli "Happening". Ciò che proponevano è stata