Il Kirin di Meinertzhagen
-Capita di frequente a noi collezionisti di affezionarci ad un nostro pezzo per motivi imperscrutabili: molto spesso l’innamoramento è legato ad uno dei primi acquisti, oppure, con un po’ di romanticismo, al ricordo particolare di una trouvaille oppure, quello più fatale, alla convinzione, non sempre avvalorata, che ci porta ad innalzare il nostro "unicum" a onori fantasiosi diventando, a questo punto, il pezzo raro e straordinario da mostrare con orgoglio prima ai famigliari, poi agli amici ed infine... al mondo intero.
Fatta questa premessa, che non nascondo che a volte, seppur in forma più blanda, ha coinvolto anche il sottoscritto, vorrei non essere assolutamente frainteso sull’argomento trattato. Non c’è nessun spirito polemico, né intenzione di confutare o contestare valutazioni e documentazioni di collezionisti ed esperti assolutamente più qualificati di chi scrive. L’intento é invece quello di soffermarmi su alcune affermazioni o solo aneddoti e farvi partecipi di alcune riflessioni su un netsuke sicuramente famoso di cui si è scritto a partire dagli anni ’50 (1950) fino ad arrivare ai giorni nostri ...