Pagine Zen 115

maggio / agosto 2018
Pagoda al tempio Kiyomizu di Kyoto - Foto di Aldo Tollini
Sommario
  • Buddhismo e arte nel medioevo giapponese
  • 精進 Shōjin
  • Otomi Dicerie su una geisha di Edo
  • Il Drago e la Fenice tra Cina e Giappone
  • Mettersi in viaggio Strani incontri lungo la Tōkaidō.
  • Il disegno giapponese Tra manga e comics (seconda parte di tre)
  • La ri-apparizione di Giovanni Battista Sidotti
  • Le lettere dal Giappone (1929) di Maria A. Loschi
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Otomi

Cristian Pallone -
Otomi

Si dice che fosse così bella da assomigliare all’attore Iwai Hanshirō IV (1747–1800). Il volto paffuto e angelico, l’espressione benevola e rassicurante. Si chiamava Otomi e viveva a Tachibanachō, un quartiere pulsante di vita nella Edo mondana, a due passi dalla bottega del farmacista Ōsakaya Heiroku. Di mestiere faceva la geisha.

Con questo termine non si era fatto altro che tentare di dare un nome nuovo a un’antica professione, ma nessuno era stato così sciocco da non accorgersi che dietro una tanto raffinata etichetta giacevano vecchie abitudini contro cui più volte l’amministrazione di Edo e lo stesso bakufu si erano scagliati. Leggiamo dallo Yakkodako di Nanpo: «Un tempo chiamavamo danzatrici...»

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