Pagine Zen 131

settembre / dicembre 2023
Katsushika Hokusai, “Montagne su montagne”, da “Cento vedute del monte Fuji”, 1834.
Sommario
  • Giappone e montagne (seconda e ultima parte) Sacralità, inclusione e alterità
  • 關 (関) KAN, seki Sbarra di legno usata per chiudere la porta, barriera, limite, chiudere
  • Mostri femminili I tanti volti delle sirene giapponesi
  • Scuola Ohara L'ikebana tra antiche tradizioni e nuove prospettive
  • Ninja: il volto nascosto Dipanare la nebbia che avvolge i guerrieri ombra del Giappone
  • Bagliori dorati Lacche giapponesi del Museo d'Arte Orientale di Venezia
  • Cina La carta e i libri senza carta
  • Teatro coreano La suggestiva arte del P’ansori
  • Sotto l’ombrello a Tokyo Frammenti di vita giapponese
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關 (関) KAN, seki

Calligrafia di Bruno Riva -
關 (関) KAN, seki

Questo carattere, nella sua accezione "barriera, ostacolo", richiama un celebre kōan zen che risale ai tempi del maestro chan cinese Yúnmén Wényǎn 雲門文偃 (in giapponese Ummon Bun'en, 862/4-949) e si riferisce anche a un aneddoto che risale agli esordi del buddhismo zen in Giappone...

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La Via del Buddha secondo Dōgen

Scritto da Aldo Tollini -
La Via del Buddha secondo Dōgen

In uno degli ultimi capitoli dello Shōbōgenzō intitolato “Shōji” (Vita e morte), Dōgen fa un’affermazione quanto meno sorprendente:

Vi è una via molto facile per diventare un Buddha: non creare nessun tipo di male, non avere un cuore che si attacca alla nascita-e-morte, provare una profonda compassione per tutti gli esseri viventi, onorare coloro che stanno sopra di noi e aver compassione per chi sta sotto di noi; con un cuore che non disprezza le cose, né con un cuore che (le) desidera, senza una mente che pensa (che si arrovella), senza preoccupazioni: questo si chiama il Buddha. E non vi è null'altro da cercare.

Quindi, per giungere alla buddhità bisogna non fare il male (e fare il bene nei confronti di tutti gli esseri senzienti), non avere attaccamenti, essere...

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Pagine Zen 130

maggio / agosto 2023
Eiheiji (1244), il tempio di Dōgen.
Sommario
  • La Via del Buddha secondo Dōgen
  • 道生一 Il dao produce l'Uno Godere le arti
  • Sadayakko, la Duse del Giappone Cronache della prima tournée di teatro giapponese in Italia (1902)
  • Yukio Mishima: “Abito da sera”
  • La banalità del bello Estetica ed etica nella poetica haiku
  • Giappone e montagne (prima parte) Sguardi, potere e alterità
  • Eroi della Corea L’invincibile ammiraglio Yi Sun-sin (1545-1598)
  • Flora Japonica Franz Von Siebold, Kawahara Keiga e la classificazione scientifica della natura
  • Yan Geling Autrice tra due mondi
  • Saigoku Il pellegrinaggio giapponese dei 33 templi
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Pagine Zen 129

gennaio / aprile 2023
Torii Kiyohiro (attivo circa 1737–76), Cinque popolari attori nel ruolo dei Cinque Otokodate in "Ume Wakana Futaba Soga”, stampa da matrice di legno, 1755. Esempio di machiyakko.
Sommario
  • I kabukimono Ho vissuto troppo a lungo! Eccesso e provocazione nel Giappone del XVII secolo
  • Yóu yú yì 游於藝 Godere le arti
  • Suzuki Shōsan (1579 - 1655) Lo Zen e l’ideale del guerriero
  • Pregiate sonorità Gli strumenti musicali del teatro nō nella collezione del Museo d’Arte Orientale di Venezia
  • Nihon fūzokue Mode e luoghi nelle immagini del Giappone Edo-Meiji. Le silografie policrome della collezione Coronini / Cronberg di Gorizia
  • La Corte coreana tra luce e oscurità La Principessa Hyegyǒng e le cronache del sangue versato (Hanjung-nok, 한중록)
  • Il pattinaggio artistico su ghiaccio in Cina Origine e evoluzione
  • Kyōto Butoh-kan Il primo teatro al mondo dedicato alla danza butō
  • Lo Shaolin Kung Fu La modernità (seconda e ultima parte)
  • Yōkai Le antiche stampe dei mostri giapponesi
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Suzuki Shōsan

Scritto da Aldo Tollini -
Suzuki Shōsan

Si parla spesso dello stretto rapporto che esisteva nel Giappone premoderno tra la scuola Zen, soprattutto Rinzai e la classe dei bushi, i guerrieri. Lo spirito severo, virile e intransigente che connotava questa classe trovava un riflesso e un sostegno nelle altrettanto severe dottrine dello Zen Rinzai e nel suo stile essenziale e privo di orpelli.

Le ragioni di questo connubio non sono solo dovute a una affinità di sensibilità, vuoi culturale o spirituale, ma anche a ragioni storiche che portarono la classe dei guerrieri, al potere dal periodo Kamakura, a proteggere e aiutare la diffusione dello Zen.

In questa occasione vorrei presentarvi un caso che esula dalla consolidata e ampia casistica, ma che riguarda molto strettamente un membro della classe dei bushi, un samurai che intraprese il percorso religioso dello Zen. Si tratta di Suzuki Shōsan (1579-1655), un guerriero che...

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Pagine Zen 128

settembre / dicembre 2022
Tsukioka Yoshitoshi, “Taira no Koremochi sconfigge la donna demone sul monte Togakushi”, 1887, xilografia su carta, dittico oban, Art Institut of Chicago. (Rielaborazione)
Sommario
  • Momijigari La prima pellicola della storia del cinema giapponese (1899)
  • Cerca, esplora a fondo.
  • Lo Shaolin Kung Fu La tradizione (prima parte)
  • L'influenza degli stilisti giapponesi d'avanguardia sulla moda italiana
  • Ming La dinastia dei letterati
  • Ikkyū Sōjun Lo zen della disobbedienza
  • Architettura moderna in Giappone Costruire il futuro
  • I motivi decorativi tessili giapponesi nella Cina repubblicana Verso la modernità
  • Hwarang I ragazzi fioriti di Silla
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Ikkyū Sōjun

Scritto da Ornella Civardi -
Ikkyū Sōjun

Tutti i culti, in tutte le epoche, tendono a evolvere secondo due direttrici, una ortodossa e istituzionale, propugnata dal clero che vi fonda la propria autorità e ne rivendica la trasmissione, e una più irregolare, individuale, mistica, che in genere si fa portatrice di una forte carica trasgressiva, sia verso il potere costituito sia nei confronti del senso comune. Proprio in virtù di questo slancio sovvertitore, spesso è accaduto che alle tradizioni eterodosse si associasse l’immagine della follia. In Russia chiamavano jurodivyj (pazzi in Cristo) quegli asceti laceri e sporchi che per le loro capacità di veggenti potevano permettersi di rimbeccare anche gli zar. In Tibet, i nyönpa (pazzi) erano mistici che perseguivano la Via dell’illuminazione al di fuori delle regole e delle pratiche degli ordini monastici, spesso infrangendo tabù legati al cibo o al sesso.

Anche lo zen giapponese ha il suo nyönpa. Si chiama Ikkyū.

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Pagine Zen 127

maggio / agosto 2022
Endo Genkan. Chanoyu hyōrin (vol. 2). Ed. Izumiya Yamaguchi Mohē, Kyoto 1697. Particolare.
Sommario
  • Chabana Il cuore dei fiori per la cerimonia del tè
  • Fenice 鳳
  • La poesia senza tempo di Li Quingzhao 李清照
  • Il chōken del Museo d’Arte Orientale di Venezia
  • L'illuminazione esiste solo nella dimensione dell'illusione
  • Alla moda di Edo L’abbigliamento maschile nel Giappone di periodo Tokugawa
  • I mostri del notturno giapponese
  • La sublime delicatezza della pittura coreana
  • Lo Shintō, la donna, la miko.
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L’illuminazione esiste solo nella dimensione dell’illusione

Scritto da Aldo Tollini -
L’illuminazione esiste solo nella dimensione dell’illusione

Parlando di “illuminazione” il maestro zen Dōgen, nel capitolo "Yuibutsu yobutsu” (Solo un Buddha e con un Buddha) dello Shōbōgenzō fa una affermazione apparentemente sconcertante:

…l'illuminazione si basa soltanto direttamente sulla forza stessa dell'illuminazione. Si sappia che non esiste illusione, ma si sappia anche che non esiste illuminazione.

Questa affermazione ci induce a fare delle riflessioni su cosa sia il satori 悟りo “illuminazione” e se la Via dello Zen sia davvero, come si continua a ripetere, il mezzo per realizzarla. Si pensa e si scrive che lo scopo ultimo dello Zen sia quello di portare i praticanti, attraverso un percorso di pratica e di regole di comportamento alla realizzazione spirituale più elevata, alla saggezza, insomma all’illuminazione, chiamata anche realizzazione, o liberazione: realizzazione del proprio vero sé, o liberazione dai vincoli imposti dal proprio io illusorio.

L’affermazione di Dōgen, probabilmente il maggior maestro giapponese di questa scuola, quindi personaggio di grande autorevolezza, può, quindi, sorprendere quando afferma, come di fatto fa in varie occasioni, che una cosa come l’illuminazione non esiste, sebbene, però, spesso parli anche di “ottenimento dell’illuminazione” o di “perseguimento dell’illuminazione”.

Tuttavia, scrive anche...

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Miyamoto Musashi

Scritto da Ornella Civardi -
Miyamoto Musashi

Il suo Libro dei cinque anelli è forse il più noto e celebrato trattato di spada di tutti i tempi. Quando lo scrisse, fra il 1643 e il 1645, per tramandare in tempo di pace una sapienza distillata in tempo di guerra, forse Miyamoto Musashi immaginava già che il suo libro avrebbe avuto lunga vita fra i praticanti di spada e di arti marziali.

Ma di sicuro non prevedeva che in capo a qualche secolo avrebbe allargato la schiera dei fruitori a categorie radicalmente estranee agli ambienti del combattimento – manager in cerca di strategie di successo e perfino new-agers ansiosi di accedere a nuove dimensioni dell’essere. Eppure, il guerriero di Harima era ben consapevole di insegnare una via che eccedeva la pratica delle armi: «Sebbene fin dall’antichità la tecnica del combattimento sia ritenuta una scienza pratica, non la si può ridurre all’esercizio della spada. Non basta l’esercizio della spada per dire di conoscere l’arte della spada».

Allora la domanda è: che cosa serve?

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Pagine Zen 126

gennaio / aprile 2022
Rielaborazione da: Yōshū (Hashimoto) Chikanobu (1838–1912), “Nihon shinnō onna sannomiya (La Terza Principessa e Kashiwagi, dal cap. 34 del Genji monogatari)”, xilografia formato trittico, particolare, 1890, MET New York, OA , pubblico dominio.
Sommario
  • Una raffinata eleganza L’abbigliamento maschile di corte nel Giappone di epoca Heian
  • Tansei Kimei 天晴地明 Se il cielo è sereno, la terra è illuminata
  • Miyamoto Musashi Il lato spirituale del combattimento
  • Meisho d'oltremare Vedute del Lago Occidentale
  • Attraversando la letteratura Song
  • T'al, T'allori e T'alch'um La dimensione ritualistica delle maschere coreane
  • Il gioco del Go La sua diffusione
  • Fantasmi e guerrieri Giustizia e vendetta nell’immaginario giapponese
  • Il Tè Dalla Cina: storia, leggenda, estetica (seconda e ultima parte)
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