Pagine Zen 133

maggio / agosto 2024
“Dipinto di attività femminili - bonsai”, 1905, collezione privata. Chikanobu “Bonsai” da Fujin Shoreishiki no zu (Etichetta femminile), trittico – 1905
Sommario
  • Il bonsai nel Giappone di periodo Meiji
  • 如幻 Nyogen Come un sogno
  • Sulla via dello Zen e dell'arte marziale La mia esperienza
  • Sulle tracce della divinità cinese
  • Neko mon amour Il gatto e il Giappone
  • Emaki Un breve profilo storico
  • Quando gli animali parlano Antropomorfismo e censura nel periodo Edo
  • Il complesso tombale coreano di Koguryŏ
  • Ikebana svelato
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Sulla Via dello Zen e dell’Arte Marziale

Scritto da Paolo Taigō Spongia -
Sulla Via dello Zen e dell’Arte Marziale

Avevo 13 anni quando ho iniziato a praticare e mi ci volle poco tempo per percepire che dietro l'esercizio del Karate, dietro all’evidente dinamismo del fine marziale, doveva esserci una radice che aveva a che fare con una profonda conoscenza di sé stessi e di sé stessi nel mondo. Cominciai a cercare ossessivamente questa radice.

Ero assalito dai dubbi sulla pratica, perchè questa, nel Karate, mi veniva proposta strettamente appiattita all’aspetto atletico, sportivo e agonistico, perché è in questa forma superficiale e riduttiva che il Karate si è diffuso nel mondo ed in particolare in Italia.
Mentre mi dibattevo in questa ricerca animata da dubbi e perplessità sono inciampato nello Zen...

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Pagine Zen 132

gennaio / aprile 2024
Anziano del clan Nabeshima. Rotolo verticale dipinto a inchiostro e colori su seta. Si distingue l’impugnatura della spada, alla quale si accompagna un ventaglio nella mano destra. Opera di scuola Tosa databile tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo
Sommario
  • 苗 Miao Costumi e gioielli dalla Cina del Sud
  • Hagakure Una nuova ideologia per i samurai di Edo
  • 正名 Zhèngmíng Rettifica dei nomi
  • Colori e design dal Giappone Un percorso tra arte, storia e letteratura
  • Daoyin L’antica arte cinese della salute e della longevità
  • Il tatuaggio punitivo in Cina e in Giappone
  • La lacca rossa intagliata al Museo d'Arte Orientale di Venezia. Dalla Cina al Giappone
  • Hwang Chini, Hŏ Nansŏrhŏn e Shin Saimdang Tre poliedriche artiste coreane del periodo Chosŏn
  • Shōbōgenzō Zuimonki Eihei Dōgen, Discorsi informali
  • "Onibaba" di Rossella Marangoni Il mostruoso femminile nell’immaginario giapponese
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Shōbōgenzō Zuimonki

Scritto da Aldo Tollini -
Shōbōgenzō Zuimonki

Nella primavera 2023 è stata pubblicata dall’editore Bompiani la prima traduzione italiana dello Shōbōgenzō Zuimonki (conosciuto più semplicemente come Zuimonki) del maestro Zen Eihei Dōgen (1200-1253).

Questo libro, con testi giapponesi a fronte, per la prima volta con traduzione in italiano dall’originale giapponese, è il frutto della collaborazione tra Aldo Tollini, studioso e traduttore del Maestro Dōgen e Anna Maria Shinnyo Marradi, maestro della scuola Sōtō Zen, abate del tempio Shinnyoji di Firenze, che ha commentato tutti i capitoli del testo. Si sono volute mettere insieme due esperienze e competenze diverse, quella dello studioso e quella del praticante e maestro, ossia l’aspetto teorico e scientifico con quello esperienziale e dottrinale, in modo da fornire al lettore una guida affidabile e, per quanto possibile completa, per addentrarsi nell’insegnamento del Maestro Dōgen.

Il testo, tradotto dalla versione Chōenjibon, la più antica e oggi anche la più apprezzata dagli studiosi (è una trascrizione del 1644, da un originale risalente al 1380) contiene novantanove capitoli, alcuni brevi, altri più lunghi...

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Pagine Zen 131

settembre / dicembre 2023
Katsushika Hokusai, “Montagne su montagne”, da “Cento vedute del monte Fuji”, 1834.
Sommario
  • Giappone e montagne (seconda e ultima parte) Sacralità, inclusione e alterità
  • 關 (関) KAN, seki Sbarra di legno usata per chiudere la porta, barriera, limite, chiudere
  • Mostri femminili I tanti volti delle sirene giapponesi
  • Scuola Ohara L'ikebana tra antiche tradizioni e nuove prospettive
  • Ninja: il volto nascosto Dipanare la nebbia che avvolge i guerrieri ombra del Giappone
  • Bagliori dorati Lacche giapponesi del Museo d'Arte Orientale di Venezia
  • Cina La carta e i libri senza carta
  • Teatro coreano La suggestiva arte del P’ansori
  • Sotto l’ombrello a Tokyo Frammenti di vita giapponese
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關 (関) KAN, seki

Calligrafia di Bruno Riva -
關 (関) KAN, seki

Questo carattere, nella sua accezione "barriera, ostacolo", richiama un celebre kōan zen che risale ai tempi del maestro chan cinese Yúnmén Wényǎn 雲門文偃 (in giapponese Ummon Bun'en, 862/4-949) e si riferisce anche a un aneddoto che risale agli esordi del buddhismo zen in Giappone...

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La Via del Buddha secondo Dōgen

Scritto da Aldo Tollini -
La Via del Buddha secondo Dōgen

In uno degli ultimi capitoli dello Shōbōgenzō intitolato “Shōji” (Vita e morte), Dōgen fa un’affermazione quanto meno sorprendente:

Vi è una via molto facile per diventare un Buddha: non creare nessun tipo di male, non avere un cuore che si attacca alla nascita-e-morte, provare una profonda compassione per tutti gli esseri viventi, onorare coloro che stanno sopra di noi e aver compassione per chi sta sotto di noi; con un cuore che non disprezza le cose, né con un cuore che (le) desidera, senza una mente che pensa (che si arrovella), senza preoccupazioni: questo si chiama il Buddha. E non vi è null'altro da cercare.

Quindi, per giungere alla buddhità bisogna non fare il male (e fare il bene nei confronti di tutti gli esseri senzienti), non avere attaccamenti, essere...

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Pagine Zen 130

maggio / agosto 2023
Eiheiji (1244), il tempio di Dōgen.
Sommario
  • La Via del Buddha secondo Dōgen
  • 道生一 Il dao produce l'Uno Godere le arti
  • Sadayakko, la Duse del Giappone Cronache della prima tournée di teatro giapponese in Italia (1902)
  • Yukio Mishima: “Abito da sera”
  • La banalità del bello Estetica ed etica nella poetica haiku
  • Giappone e montagne (prima parte) Sguardi, potere e alterità
  • Eroi della Corea L’invincibile ammiraglio Yi Sun-sin (1545-1598)
  • Flora Japonica Franz Von Siebold, Kawahara Keiga e la classificazione scientifica della natura
  • Yan Geling Autrice tra due mondi
  • Saigoku Il pellegrinaggio giapponese dei 33 templi
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Pagine Zen 129

gennaio / aprile 2023
Torii Kiyohiro (attivo circa 1737–76), Cinque popolari attori nel ruolo dei Cinque Otokodate in "Ume Wakana Futaba Soga”, stampa da matrice di legno, 1755. Esempio di machiyakko.
Sommario
  • I kabukimono Ho vissuto troppo a lungo! Eccesso e provocazione nel Giappone del XVII secolo
  • Yóu yú yì 游於藝 Godere le arti
  • Suzuki Shōsan (1579 - 1655) Lo Zen e l’ideale del guerriero
  • Pregiate sonorità Gli strumenti musicali del teatro nō nella collezione del Museo d’Arte Orientale di Venezia
  • Nihon fūzokue Mode e luoghi nelle immagini del Giappone Edo-Meiji. Le silografie policrome della collezione Coronini / Cronberg di Gorizia
  • La Corte coreana tra luce e oscurità La Principessa Hyegyǒng e le cronache del sangue versato (Hanjung-nok, 한중록)
  • Il pattinaggio artistico su ghiaccio in Cina Origine e evoluzione
  • Kyōto Butoh-kan Il primo teatro al mondo dedicato alla danza butō
  • Lo Shaolin Kung Fu La modernità (seconda e ultima parte)
  • Yōkai Le antiche stampe dei mostri giapponesi
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Suzuki Shōsan

Scritto da Aldo Tollini -
Suzuki Shōsan

Si parla spesso dello stretto rapporto che esisteva nel Giappone premoderno tra la scuola Zen, soprattutto Rinzai e la classe dei bushi, i guerrieri. Lo spirito severo, virile e intransigente che connotava questa classe trovava un riflesso e un sostegno nelle altrettanto severe dottrine dello Zen Rinzai e nel suo stile essenziale e privo di orpelli.

Le ragioni di questo connubio non sono solo dovute a una affinità di sensibilità, vuoi culturale o spirituale, ma anche a ragioni storiche che portarono la classe dei guerrieri, al potere dal periodo Kamakura, a proteggere e aiutare la diffusione dello Zen.

In questa occasione vorrei presentarvi un caso che esula dalla consolidata e ampia casistica, ma che riguarda molto strettamente un membro della classe dei bushi, un samurai che intraprese il percorso religioso dello Zen. Si tratta di Suzuki Shōsan (1579-1655), un guerriero che...

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Pagine Zen 128

settembre / dicembre 2022
Tsukioka Yoshitoshi, “Taira no Koremochi sconfigge la donna demone sul monte Togakushi”, 1887, xilografia su carta, dittico oban, Art Institut of Chicago. (Rielaborazione)
Sommario
  • Momijigari La prima pellicola della storia del cinema giapponese (1899)
  • Cerca, esplora a fondo.
  • Lo Shaolin Kung Fu La tradizione (prima parte)
  • L'influenza degli stilisti giapponesi d'avanguardia sulla moda italiana
  • Ming La dinastia dei letterati
  • Ikkyū Sōjun Lo zen della disobbedienza
  • Architettura moderna in Giappone Costruire il futuro
  • I motivi decorativi tessili giapponesi nella Cina repubblicana Verso la modernità
  • Hwarang I ragazzi fioriti di Silla
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Ikkyū Sōjun

Scritto da Ornella Civardi -
Ikkyū Sōjun

Tutti i culti, in tutte le epoche, tendono a evolvere secondo due direttrici, una ortodossa e istituzionale, propugnata dal clero che vi fonda la propria autorità e ne rivendica la trasmissione, e una più irregolare, individuale, mistica, che in genere si fa portatrice di una forte carica trasgressiva, sia verso il potere costituito sia nei confronti del senso comune. Proprio in virtù di questo slancio sovvertitore, spesso è accaduto che alle tradizioni eterodosse si associasse l’immagine della follia. In Russia chiamavano jurodivyj (pazzi in Cristo) quegli asceti laceri e sporchi che per le loro capacità di veggenti potevano permettersi di rimbeccare anche gli zar. In Tibet, i nyönpa (pazzi) erano mistici che perseguivano la Via dell’illuminazione al di fuori delle regole e delle pratiche degli ordini monastici, spesso infrangendo tabù legati al cibo o al sesso.

Anche lo zen giapponese ha il suo nyönpa. Si chiama Ikkyū.

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