Zen e bugia: fra arte e religione
-John Cage, il musicista statunitense, invitato a tenere una conferenza sullo zen, esordì con queste parole: “Sono qui. E non c’è nulla da dire.”
Aveva ragione. Perché “iniziare è tacere” (A. Tagliapietra) e perché il dicere (nel suo originario significato di ‘mostrare’) è atto rituale silenzioso, ma anche perché la necessaria metaforicità del linguaggio è di per sé ingannevole e ogni parola detta manca il bersaglio dell’essenza delle cose. Soprattutto aveva ragione, perché ciò che si può dire dello zen è nulla. Pertanto qui viene trattato nulla. Voi state per leggere nulla e apprenderete nulla. Dunque aspettatevi proposizioni logiche.
E bugie.
Tutti noi siamo. Presente assoluto. Anche quando non agiamo, siamo. Anche quando non pensiamo, siamo. Anche quando non viviamo ancora, siamo. Anche quando non viviamo più, siamo: il nostro cervello non manda impulsi, il nostro cuore non pompa sangue, i nostri polmoni non aspirano aria, ma le entità (cellule, atomi), che ci compongono, sono.