Approfondimenti - Temi Zen

Di seguito sono visualizzate le anteprime degli approfondimenti di articoli pubblicati su Pagine Zen. In alternativa è possibile consultare l'elenco sintetico di tutti gli approfondimenti pubblicati visitando questa pagina.

Mizuko kuyō nel Giappone contemporaneo (seconda e ultima parte)

Scritto da Marianna Zanetta -
Mizuko kuyō nel Giappone contemporaneo (seconda e ultima parte)

I luoghi appena trattati rappresentano, pur nella loro importanza, elementi dal carattere eccezionale e unico, con importanti connessioni con l’immaginario popolare, spesso fonte anche di curiosità. Tuttavia, spesso questi luoghi non rappresentano una pratica quotidiana e costante, pratica che si concretizza più facilmente nei piccoli tempi di quartiere che, anche se non unicamente o principalmente votati ai mizuko kuyō, offrono e pubblicizzano questa attività.

Ho avuto modo di recarmi personalmente in uno di questi templi, nello specifico al Jōshōji 常性寺, nell’area di Chufu nella periferia di Tokyo. Come si può leggere dai volantini e dal sito internet, il tempio risale all’epoca Kamakura, ed è costituito da un padiglione principale dove si erge la statua del buddha Yakushi Nyorai, il buddha della guarigione e della medicina. Accanto ad esso troviamo...

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Poesia e illuminazione: la raccolta poetica del Maestro Dōgen

A cura di Aldo Tollini -
Poesia e illuminazione

Nel mese di febbraio del 2019, è stata pubblicata la mia traduzione dell’intera collezione di poesie in lingua giapponese e quindici poesie in lingua cinese del maestro Zen Eihei Dōgen 永平道元(1200-1253) – Eihei Dōgen, Poesie. Ed. Bompiani - uno dei più importanti pensatori e maestri buddhisti del Giappone pre-moderno.

Le poesie in lingua giapponese in numero di sessanta, sono oggi note col nome di Sanshō dōei 傘松道詠, ossia “composizioni poetiche della Via di Sanshō”. Si tratta di poesie waka 和歌in stile classico di trentuno sillabe, in cinque versi, con la cadenza di 5-7-5-7-7 sillabe.

Le poesie in cinese vanno sotto il nome di raccolta di Sankyo (o Sango) 山居, cioè “vivere tra i monti”, scritte dal Maestro mentre si trovava nella zona montuosa del tempio di Eiheiji. Questa breve collezione non ...

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Quando la vendetta è donna. L’esempio delle sorelle Miyagino e Shinobu

Scritto da Rossella Marangoni -
Quando la vendetta è donna

In epoca Tokugawa (1603-1868), in una società in cui la vendetta era strettamente regolamentata, una vendetta condotta da una donna era considerata impropria perché non contemplata dalla legge né dai costumi. Tuttavia, nei rari casi di donne che vendicarono il padre o il marito, poiché, in assenza di un erede o parente maschio in grado di perseguire la vendetta, a una moglie o una figlia poteva essere concesso il permesso di intraprenderla, questi episodi venivano immediatamente ripresi dal teatro e dall’arte dell’ukiyo-e, trasformandone le protagoniste in vere e proprie eroine. Tale, ad esempio, è il caso della vendetta delle sorelle Miyagino e Shinobu, avvenuta nel castello di Shiroishi, (anche Shiraishi) nel feudo di Sendai, e adattata per il jōruri e per il kabuki in un dramma del 1780, Go Taiheiki Shiroishi banashi (La storia di Shiroishi e la Cronaca della Grande Pace).

L’episodio storico risale al 1636. Animate da pietà filiale, senso di lealtà e delle virtù guerriere introiettate anche dal popolo, le giovanissime sorelle (la maggiore, Miyagino, ha solo 13 anni) decidono di vendicare l’ingiusta morte del padre, Yomosaku...

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Blanc de Chine - Le porcellane di Dehua

Scritto da Carla Gaggianesi -
Blanc de Chine

Il nome “Blanc de Chine”, del tutto descrittivo, fu dato da due studiosi francesi nel 19° secolo allo scopo di descrivere la porcellana bianca che dalla Cina, veniva importata, in piccole quantità, in Europa dalla fine del 17° secolo. I cinesi, per le stesse porcellane, hanno sempre adottato il nome BAI CI (bai bianco; ci porcellana) per indicare quella finissima porcellana da loro sempre ammirata e preferita in quanto, pare, accostassero il colore alla giada bianca o all’avorio (sostituto della giada ma notevolmente meno costoso), si può addirittura supporre che il tono rosato di alcuni BdC, altamente apprezzato (anche se un po' macabro), fosse creato per...

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Leggiadre visioni (terza e ultima parte): Pettini e acconciature giapponesi tra storia e mondanità

Scritto da Rossella Marangoni -
Leggiadre visioni

Sciolse i capelli per avvolgerli in due crocchie a sinistra e a destra del capo, e sia le crocchie sia la ghirlanda sia le braccia adornò con preziosi e fitti grappoli di vistose gemme tornite.” Così nel Kojiki è descritta Amaterasu Ōmikami nell’atto di prepararsi allo scontro con il fratello Susanoo no mikoto che teme stia sopraggiungendo a usurparle il regno. Le gemme tornite di cui parla l’antica cronaca sono i magatama, pietre ricurve dal carattere magico e simbolico, attributo di regalità e, insieme, di forza e potenza.

Un altro esempio ricavato dall’altra cronaca giapponese dell’VIII secolo, il Nihonshoki, è, a mio parere, altrettanto significativo. Racconta il mito che la dea del sole, Amaterasu, indispettita dal comportamento del fratello Susanoo, si era rifugiata in una caverna, precipitando così il mondo nell’oscurità. Sarà la danza orgiastica eseguita dalla dea Ame no uzume a far uscire Amaterasu dal proprio nascondiglio, provocando, con la sua danza scomposta...

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