Quando la vendetta è donna
L’esempio delle sorelle Miyagino e Shinobu
Scritto da www.rossellamarangoni.it - In epoca Tokugawa (1603-1868), in una società in cui la vendetta era strettamente regolamentata, 1 una vendetta condotta da una donna era considerata impropria perché non contemplata dalla legge né dai costumi. Tuttavia, nei rari casi di donne che vendicarono il padre o il marito, poiché, in assenza di un erede o parente maschio in grado di perseguire la vendetta, a una moglie o una figlia poteva essere concesso il permesso di intraprenderla,2 questi episodi venivano immediatamente ripresi dal teatro e dall’arte dell’ukiyo-e, trasformandone le protagoniste in vere e proprie eroine. Tale, ad esempio, è il caso della vendetta delle sorelle Miyagino e Shinobu, avvenuta nel castello di Shiroishi, (anche Shiraishi) nel feudo di Sendai, e adattata per il jōruri e per il kabuki in un dramma del 1780, Go Taiheiki Shiroishi banashi (La storia di Shiroishi e la Cronaca della Grande Pace).
L’episodio storico risale al 1636. Animate da pietà filiale, senso di lealtà e delle virtù guerriere introiettate anche dal popolo, le giovanissime sorelle (la maggiore, Miyagino, ha solo 13 anni) decidono di vendicare l’ingiusta morte del padre, Yomosaku, un contadino ucciso per mano del samurai Shiga Danshichi, vassallo del daimyō di Sendai, Date Tadamune (1600-1658). Aiutando il padre nel lavoro dei campi, sembra che la piccola Shinobu avesse lanciato delle erbacce sulla strada senza accorgersi del sopraggiungere di Shiga Danshichi il quale, offeso per l’affronto, si sarebbe scagliato contro la bambina. Prostrandosi, il contadino aveva chiesto a Danshichi di risparmiare la figlia ed era stato colpito a morte dal guerriero. Persa anche la madre, incapace di sopravvivere al dolore, le due sorelle si recano a Edo decise ad addestrarsi nell’uso delle armi per poter vendicare l’uccisione del padre.
Con il racconto delle loro disgrazie e la determinazione da cui sembrano animate riescono a impressionare il maestro d’armi Yui Shōsetsu (1605-1651) che le prende sotto la sua protezione e per tre anni insegna a Miyagino l’uso del jingama (falcetto) e dello shuriken, e a Shinobu l’uso della naginata.
Nel 1640, rientrate a Sendai con l’aiuto del maestro, riescono ad ottenere dal daimyō il permesso di sfidare a duello l’uccisore del loro padre e la vendetta viene organizzata in pubblico alla presenza di Date Tadamune e dei suoi vassalli3 e viene portata con successo a compimento dalle sorelle che, in seguito, si ritireranno a Kamakura dove si faranno monache buddhiste.
La loro pietà filiale non si limiterà ai genitori, però. Nel 1651, infatti, il maestro Shōsetsu, accusato di complotto contro il bakufu,4 fu condannato al seppuku e all’esposizione della testa. Venute a conoscenza dell’accaduto, le due sorelle accorsero sul luogo del supplizio e, di nascosto, raccolsero la testa del maestro che fecero rispettosamente seppellire in un tempio vicino.
Il dramma ispirato a questa vicenda, Go Taiheiki Shiroishi Banashi, è un jidaisewamono (dramma storico con scene di ambientazione domestica) del genere definito katakiuchimono, ossia dramma di vendetta, scritto per il teatro delle marionette da Ki no Jōtarō, Utei Enba and Yō Yōtai e messo in scena per la prima volta al Gekiza di Edo nel 1780 e, quello stesso anno, al Moritaza, nella versione per il teatro kabuki. Si tratta di un raro caso di opera nata per il teatro delle marionette direttamente a Edo e non, come avveniva generalmente, nel Kamigata. Composto originariamente in undici atti, il dramma presenta, negli atti dal IV all’VIII, la storia della vendetta messa in atto dalle due sorelle Miyagino e Shinobu. Nel dramma teatrale l’ambientazione della vicenda venne anticipata di alcuni secoli, nell’epoca narrata dal Taiheiki (Cronaca della Grande Pace, 1374 circa), per non incorrere nella censura che si abbatteva regolarmente sulle produzioni teatrali ispirate a episodi di cronaca e l’intreccio venne alterato considerevolmente, dando alle sorelle una lontana ascendenza samuraica (cosa che permette di definire meglio il concetto di onore quale tema guerriero) mentre, per la gioia del pubblico appassionato di questo genere di ambientazioni, alcune scene si svolgono nel quartiere del piacere di Yoshiwara dove Miyagino è diventata una raffinata oiran e la sorella Shinobu una giovane cameriera. Si tratta, naturalmente, di un fantasioso anacronismo, visto che nel XIV secolo non esistevano i quartieri del piacere.
Di questo lungo dramma viene ormai rappresentata solo una scena, la Yoshiwara Daikokuya, un pezzo di bravura per ogni attore desideroso di dar prova del proprio talento. In particolare, l’attore che impersona Sōroku, il proprietario del bordello dove si trova Miyagino, deve possedere una voce di grande qualità per estensione e bellezza, mentre l’onnagata che interpreta la giovane Shinobu, mal avvezza ai raffinati costumi del quartiere del piacere, deve giocare sul registro basso e rozzo del dialetto contadino antitetico al registro alto dell’interprete di Miyagino, creando così un effetto di contrappunto linguistico molto apprezzato. La scena può essere annoverata fra le classiche keiseigai (visite a una cortigiana), predilette dal pubblico urbano di periodo Edo per l’ambientazione nel quartiere del piacere. Il mondo separato, rinchiuso fra alte mura della “città senza notte”, era infatti diventato una delle ambientazioni predilette del teatro, una convenzione molto apprezzata dal pubblico per lo sfarzo di costumi e decori. Inoltre la presenza sulla scena di una cortigiana, questa figura ai margini della società come era intesa dalla moralità ufficiale, trascinava con sé l’elemento erotico, il cui fascino sugli spettatori è innegabile. Ma nella scena sono presenti espliciti riferimenti alla celebre vendetta dei fratelli Soga, episodio storico e tema letterario esemplare e ispiratore.5 Il proprietario del bordello, commosso dalla determinazione alla vendetta delle due sorelle, restituisce a Miyagino il suo contratto insieme al permesso di lasciare il quartiere chiuso: riferendosi a questi documenti come ai “lasciapassare dei Soga”, Sōroku richiama esplicitamente la celebre vendetta e nobilita l’atto che le due sorelle stanno per compiere inserendolo nella tradizione della katakiuchi guerriera.
Pietà filiale, vendetta cruenta, abilità marziali, valori guerrieri introiettati dalla popolazione comune: la vicenda di Miyagino e Shinobu racchiude una pluralità di temi cruciali per la società giapponese di epoca Tokugawa, temi che non stancavano mai di attirare il pubblico a teatro, vero “specchio di Edo”.
Bibliografia
BRANDON, James R., LEITER, Samuel L. (eds), Kabuki Plays on Stage. Volume 2: Villainy and Vengeance, 1773-1799, Honolulu, University of Hawai’i Press, 2002.
HIRADE Kōjirō, Katakiuchi, Tōkyō, Chūō kōronsha, 1990 (1a edizione, 1909).
MARANGONI, Rossella, L'istituzionalizzazione della vendetta in una società guerriera: l'esempio del Giappone dei Tokugawa (1600-1868), in “ITINERA - Rivista di Filosofia e di Teoria della Arti e della Letteratura”, 2009.
MILLS, D. E., Kataki-Uchi: The Practice of Blood-Revenge in Pre-Modern Japan in “Modern Asian Studies”, Vol. 10, No. 4 (1976), pp. 525-542
IKEGAMI Eiko, The Taming of the Samurai. Honorific Individualism and the Making of Modern Japan, Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1997 (1a ed. 1990).
p. 247.
YONEMOTO, Marcia, The Problem of Women in Early Modern Japan, University of California Press, 2016.
Note
1. Sul tema si veda il mio L'istituzionalizzazione della vendetta in una società guerriera: l'esempio del Giappone dei Tokugawa (1600-1868), in “ITINERA - Rivista di Filosofia e di Teoria della Arti e della Letteratura”, 2009.↩︎
2. IKEGAMI Eiko, The Taming of the Samurai. Honorific Individualism and the Making of Modern Japan, Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1997 (1a ed. 1990), p. 247.↩︎
3. Pare che fosse prassi comune nel feudo dei Date poiché si ha notizia di altri episodi di duello analoghi. Cfr HIRADE Kōjirō, Katakiuchi, Tōkyō, ChūōKōronsha, 1990 (1a edizione, 1909).↩︎
4. Si tratta del Keian jiken (o rivolta di epoca Keian, 1651), un tentativo di colpo di stato contro il regime dei Tokugawa portato avanti da alcuni gruppi di rōnin a Edo e a Sunpu (l’attuale Shizuoka), ma soffocato sul nascere dal bakufu per mezzo di misure violente contro i ribelli e le loro famiglie.↩︎
5. A diciassette anni dalla morte del loro padre, Itō Sukeyasu, assassinato dal generale Kudō Suketsune nel 1177, i fratelli Soga, Sukenari e Tokimune, compirono la propria vendetta nell’accampamento di Minamoto no Yoritomo, il primo shōgun nella storia del Giappone, e in seguito si uccisero per seppuku (sventramento rituale), il 28 maggio 1193.↩︎