La banalità del bello
Scritto da -A partire dall’introduzione ufficiale del buddhismo in Giappone, nel VI secolo d. C., e dalla sua rapida ascesa presso le classi dominanti dell’epoca, che lo portò a identificarsi ben presto con lo Stato stesso, la sensibilità buddhista è presente pressoché in tutte le manifestazioni culturali del Paese. In particolare lo spirito dello zen (禅), basato sui concetti centrali di vacuità (kū 空) e nulla (mu 無), ha ispirato numerose discipline e ha fatto sentire la sua influenza anche sullo haikai (俳諧), da cui si separò poi lo hokku (発句, lett. “ku 句 strofa d’esordio” del renga 連歌, poesia a catena), che divenne il moderno haiku (俳句).
Per un brevissimo riassunto della sua storia, rimando al mio Haiku: momenti d’illuminazione (Pagine Zen, 110, settembre-dicembre 2016). Qui basti ricordare che il renga fu praticato dalla metà del XIII fino al XVI secolo e raggiunse il suo apice nel XIV. Comprendeva due generi: lo ushin renga (有心連歌 renga “serio”) e il mushin renga (無心連歌 renga “leggero”) detto anche haikai no renga (俳諧の連歌); il primo verrà poi chiamato semplicemente renga e comprendeva cento strofe, mentre il secondo...