Ritratto all’Italiana
Scritto da -Approfondimento dell'articolo di Pier Giorgio Girasole dal numero 109 di Pagine Zen. Qui vi proponiamo la versione integrale dello scritto con alcune foto.
Centocinquant'anni fa, sul finire della primavera una nave italiana, la pirocorvetta Magenta, attracca al porto di Yokohama, aprendo le porte di un mondo nuovo: il Giappone.
Quel lontano Paese, che neppure Marco Polo aveva potuto esplorare, ma solo farvi un cenno nel Milione col nome di Cipangu, stava cercando allora uno spazio nella scena internazionale. E lo stesso obbiettivo era proprio del neonato Regno d'Italia che, uscito dalla fase risorgimentale, cercava la tanto inneggiata unità nazionale. Siamo infatti nel 1866. A Torino come ad Edo le innumerevoli fazioni politiche, come le insurrezioni, sono la problematica più grande a cui far fronte per creare due Stati moderni. Infatti il Paese del Sol Levante è nella fase finale, o bakumatsu, della cosiddetta pax Tokugawa (detta anche bakufu) ovvero trecento anni di armonia politica e sociale, sotto il discreto controllo dello shogunato. Ma soprattutto trecento anni di isolamento.
Dopo che nel 1853 il commodoro Perry aveva di fatto costretto il Giappone ad aprire le sue frontiere per favorire gli scambi internazionali, il governo dello shogun aveva dovuto fronteggiare diverse fazioni ...