Il ruolo della donna nel culto religioso più antico del Giappone, lo Shintō (神道 ), è sempre stato oggetto di dibattiti e controversie. Una tradizione autoctona che, considerando la femminilità come qualcosa di negativo, portatrice di impurità (穢れ kegare) ha relegato la donna ai margini della società, permettendole, all’interno delle sue cerimonie, soltanto un ruolo di spettatrice.
Dati questi presupposti potremmo pensare che nello Shintō quella della donna sia sempre stata una posizione di sottomissione, senza aver mai avuto ruoli decisivi e rilevanti, in un contesto totalmente maschile.
Ma è realmente così? Esistono delle particolarità nella storia, delle eccezioni in cui queste regole vengono capovolte?
Andando ad indagare più a fondo, soprattutto nelle fasi più arcaiche di questo culto antico quanto il Giappone, si scopre che non è così.